giovedì 29 gennaio 2009

Una favola da non perdere

C'era una volta e forse ci sarà ancora, un'opportunità di inestimabile valore per la mia città.
La favola narra che la città di Matera fosse stata annoverata nel ristretto gruppo di 4 centri (insieme a Torino, Roma e Firenze) per la realizzazione di una scuola di restauro, sede distaccata dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.
Ma nelle favole che si rispettino, si sa, c'è sempre un lupo cattivo.
E come fare eccezione sia pur in questa città piena zeppa di paradossi?
Ebbene si, c'è un lupo cattivo.
Ma è un lupo cattivo e malizioso che, assumendo le forme più varie e mutando come un essere extraterrestre, sminuzza e sparpaglia le responsabilità delle sue malefatte vanificando qualsiasi tentativo di rimediare alla situazione di stallo in cui si trova il progetto.
Il tutto, come è ovvio e come è sempre, nell'interesse della città tutta.
Elencare i fatti e i "non fatti" potrebbe esser persino superfluo.
Di fatto c'è che per non perdere l'opportunità c'è da darsi una svegliata e provare ad incidere, sia pur muovendo da una situazione di debolezza, per rimettere in piedi la macchina organizzativa.
E stavolta davvero nell'interesse della città tutta.

E allora è bene individuare almeno cinque punti di pressione (Kenshiro non c'entra nulla ma rende l'idea):

a) Chieder conto alla Regione Basilicata del disinteresse e del mancato controllo dello stato dell'arte, e di conseguenza informare i soggetti interessati (l'assessorato alla cultura e la presidenza) delle ricadute del loro "non agire" perchè rimedino al più presto o se ne assumano la responsabilità politica;

b) Chieder conto alla Provincia dell'incapacità e dell'inettitudine dei dirigenti incaricati e responsabili del procedimento, i quali tra gli incartamenti vari e palleggiamenti delle responsabilità hanno sottovalutato le scadenze poste nella convenzione lasciando che nulla fosse stato messo in piedi ad un mese dalla data di consenga dei lavori previsto dalla convenzione! Sarebbe il caso, tra l'altro, che il Presidente della Provincia si facesse carico in prima persona dell'operato dei suoi dirigenti e perchè no, affidasse a qualcun altro il compito di seguire il procedimento, pur essendo con la valigia in mano;

c) Chiedere che il Governo attuale non stravolga e non stracci gli accordi presi e i decreti firmati dal governo Prodi (nella figura di Rutelli) senza cedere alle lusinghe e alle pressioni del mondo universitario o peggio ancora della politica locale e nazionale;

d) Chiedere che il Comune e il Sindaco svolgano un ruolo di supporto all'iniziativa provando, ad esempio, a garantire una sede provvisoria e temporanea perchè la Scuola inizi la sua attività formativa in modo da poter prescindere dai locali individuati a suo tempo, la cui ristrutturazione è di fatto uno stato di stallo;

e) sensibilizzare i cittadini materani perchè capiscano la portata dell'opportunità e il potenziale giovamento che la Scuola di Restauro può portare alla nostra città, in termini di cultura, economia, immagine, turismo e quant'altro.

E' davvero pietoso e incredibilmente autolesionista che un progetto di questa portata si smarrisca nelle stanze dei palazzi di governo o che giaccia nei cassetti di questo o di quel dirigente o che rientri in una logica di spartizione del potere o peggio ancora che risulti condizionato da deplorevoli lotte intestine alla politica locale per le benedette o maledette poltrone (in una terra in cui il mondo del mobile imbottito è imploso, tra l'altro...che paradosso)

Occorrerebbe far fronte comune, bipartisan come si usa dire, e dimenticare personalismi e protagonismi da prime donne (una volta tanto) per offrire un'immagine coesa intorno ad un progetto un tempo condiviso (basta leggere le carte sottoscritte da tutti gli enti) e non lasciare che tutto il boccone finisca tra le fauci del lupo.

Come nelle migliori favole ci si attende un lieto fine (lo si spera davvero), ma si sappia sin da ora che dovremo esser pronti e capaci di far la parte del cacciatore!

TUTTI!

la società civile, le associazioni, i cittadini, gli intellettuali (supponenti e non, di sinistra e non) e perchè no, i partiti e i politici/politicanti.

Non possiamo più permettere che si sprechino opportunità di questo tipo vanificando il lavoro ventennale di illustri persone a cui deve andare la nostra riconoscenza.

Io ci sarò...con tutto il mio entusiasmo...cantava Pelù...
E ci sarà anche Rinascita civile.

Speriamo e vogliamo che il tutto evolva positivamente, mi ripeto, nell'interesse della città tutta.

mercoledì 21 gennaio 2009

Essere ebrei e...

DI GILAD ATZMON
Palestine Think Tank

Essi si ritirano unilateralmente
Essi cessano il fuoco unilateralmente
Essi invadono unilateralmente
Essi vincono unilateralmente
Essi distruggono unilateralmente
Essi massacrano unilateralmente
Essi fanno unilateralmente il bagno nel sangue
Essi spargono fosforo bianco unilateralmente
Essi uccidono donne e bambini unilateralmente
Essi sganciano bombe unilateralmente
Essi vivono unilateralmente su terra rubata
Essi appoggiano unilateralmente i loro leader assassini
Essi amano unilateralmente il loro "Stato per Soli Ebrei"
La loro democrazia è unilaterale
Essi amano se stessi unilateralmente
Essi sono il popolo unilaterale
Che vive dietro mura di cemento, odio e arroganza
Essi sono ancora uniti e collateralmente non riescono ad amare i loro vicini

Versione originale:

They withdraw unilaterally
They ceasefire unilaterally
They invade unilaterally
They win unilaterally
They destroy unilaterally
They massacre unilaterally
They bathe in blood unilaterally
They spread white phosphorus unilaterally
They kill women and children unilaterally
They drop bombs unilaterally
They live on stolen land unilaterally
They support their homicidal leaders unilaterally
They love their 'Jewish Only State’ unilaterally
Their democracy is unilateral
They love themselves unilaterally
They are the unilateral people.
Living behind walls of concrete, hatred and arrogance
They are still united and lateral failing to love their neighbours

Fonte: http://palestinethinktank.com/


sempre dal sito palestinethinktank.com si può leggere quest'altro articolo dello stesso autore che meglio esplicita la sua posizione riguardo la politica e l'agire del popolo a cui appartiene (qui la traduzione)