martedì 21 dicembre 2010

Mi ritorni in mente

E' un periodo che mi nutro di ricordi.

La mia mente si abbandona autonomamente a viaggi a ritroso nel tempo, scava tra ricordi rimossi e ripesca sensazioni, profumi, rumori e immagini solo apparentemente dimenticati.

E' la volta del biliardo, mia grande passione, ahimè, pressochè abbandonata.


Inevitabilmente mi ritorna in mente "il testone", Gianfry, amico e maestro nelle fredde sere torinesi e compagno di interminabili sessioni di studio sul tavolo verde, spinti univocamente dalla voglia di scoprire i misteri dei calcoli tra i diamanti quasi fossimo cabalisti incalliti, degni personaggi del miglior romanzo di Eco.

Ore e ore a provare garuffe, sfaci, traversini, giri, due a mo' di tre, gironi, steole e raddrizzate.

Mi mancano tanto quei tempi.
Mi manca il rumore dei birilli che cadono in sequenza nel silenzio assoluto della sala semideserta.
Mi manca il calore del panno sotto la mia mano mentre con la mia fida stecca LM brandeggio mirando un punto preciso sulla sponda.
Mi manca il profumo del gessetto sfregato sul tacchetto in maniera automatica e involontaria mentre la mente elabora calcoli e studia soluzioni.

Son solo 9 birilli e 3 biglie, son solo due uomini con due stecche, son solo 5 luci che illuminano un tavolo di ardesia riscaldato e rivestito di panno verde...ma queste immagini racchiudono per me un'epoca e una sequenza di emozioni irripetibili.
Irripetibili perchè Gianfry non c'è più e perchè mai più ho cercato e trovato un compagno come lui con cui ripercorrere le stesse strade e vivere le stesse emozioni.

Ed eccolo lì, il suo sorriso beffardo: "testooooone", mi diceva, "non pensare a nulla se non a te, alla battuta e alla sbracciata se vuoi vincere contro di me...testooooone";
e me lo ripeteva con quell'accento torinese ogni volta (ed erano tante) che mi batteva inesorabilmente, trovando la messa più ostica nel momento più topico del nostro match.
Non era fortuna, era classe.
Mi stuzzicava e stimolava perchè era davvero un maestro per me, poteva insegnarmene decine e decine e lo faceva con altruismo, a differenza di tanti altri "falsi maestri", perchè io e lui studiavamo il biliardo, non giocavamo nè per i soldi nè per la gloria. Ci fermavamo a discutere e provare attacchi e uscite, diverse teorie per trovare la soluzione più efficace.
Era amicizia cementata dalla comune passione per il biliardo.

Ora la mia stecca è in cantina, sola soletta, smontata e riposta nel suo fodero.
Il mio guantino a tre dita, invece, è legato alla sua bara e ho voluto seppellirlo insieme a lui.

Mi manca il biliardo. Mi manca Torino. Mi manca Gianfry.

Gli avevo persino scritto due versi, volevo incitarlo a combattere.
So che l'ha fatto fino all'ultimo ma la malattia è stata più forte di lui e se l'è portato via.

Non so perchè Gianfry e il biliardo mi siano tornati in mente oggi.
La mente a volte percorre strade bizzarre e irrazionali.

La garuffa
La vita spesso ti presenta una messa centro-centro.
A quel punto, se vuoi venirne fuori e non tirare semplicemente a campare, hai una sola scelta.
Studia l’attacco sulla sponda lunga, calcola l’uscita sulla sponda corta, valuta l’effetto da imprimere alla tua palla e con tutta la tua concentrazione e scioltezza sbraccia…
È la magia della garuffa.
Puoi rimaner fuori di sfacio o offrire un facile traversino ma se ci metti tutto te stesso la messa centro-centro la fai tu, e tutta la pressione del mondo passa da te al resto del mondo. Ce la puoi fare, ce la devi fare, ce la farai!

Ciao Gianfry


venerdì 17 dicembre 2010

Metti, una sera a cena con Giulietto

In occasione del convegno organizzato da Matera Cambia! lo scorso 11 dicembre ho avuto la fortuna di ascoltare e dialogare personalmente con Giulietto Chiesa, soprattutto nel post convegno, comodamente seduti a tavola in un pub-ristorante di periferia.
La curiosità verso l’uomo e le battaglie che sta conducendo in questi anni mi ha portato a fargli le più svariate domande, a indagare nel suo passato, ad ascoltare incuriosito le sue esperienze per capirne il percorso formativo e meglio comprendere il suo attuale progetto.
Tra un sorriso allegro per un aneddoto di storia vissuta di là della cortina e un sorriso amaro per lo sgretolamento di una convinzione più o meno radicata in me, tra un piatto di patatine, una birra e due pennette al peperone crusco ho colto l’occasione per riconsiderare il mio approccio alla Politica.

Ho capito, innanzitutto, che per affrontare le sfide di questo periodo di transizione occorre rimuovere gli steccati ideologici, o meglio superarli pur non abiurando alcunché.
Semplicemente deve cambiare la prospettiva: in periodi di crisi non ci si può fossilizzare su posizioni che probabilmente hanno contribuito a creare la crisi stessa.
Occorre cambiare, evolvere e migliorarsi. Mettersi in discussione.
Sempre che la si voglia superare questa crisi e non lucrarci in maniera cinica e miope.

E così, tra mille riflessioni personali e decine di letture di documenti sparsi per la rete ho elaborato una serie di punti che ritengo utili per massimizzare il risultato del mio impegno politico.
Appunterò qui alcuni di questi “dogmi” (che dogmi non dovranno essere, non pretendo certo di avere in pugno la verità assoluta) di cui devo far tesoro, per meglio fissarli nella bacheca della mia esistenza:

a) non sono un consumatore ma un uomo, un essere pensante con gli stessi diritti e doveri di tutti e 6 i miliardi circa di abitanti di questa Terra

b) l’attuale modello socio-economico basato sulla crescita infinita e indefinita (economica, di produzione, di consumi, di consenso, di avidità etc. etc.) è destinato all’implosione per un semplicissimo motivo: non ce ne sarà per tutti! Non ce n’è già ora per tutti! La Terra è un sistema di risorse finito...quindi...

c) occorre fidarsi, affidarsi e collaborare con chi ha a cuore, quale obiettivo ultimo (se non unico) il bene comune: superare le differenze considerando la diversità un valore aggiunto. Tutti gli altri son nemici. Tutti gli altri son da combattere e battere sul terreno del confronto e della dialettica, sale di una democrazia con la D maiuscola, compresi tutti i partiti esistenti oggi nel panorama locale/nazionale (tanto per fare un esempio concreto di nemico)

d) bisogna ripartire studiando, elaborando e modificando abitudini e stili di vita essendo consapevoli che l’eventuale frutto di questa “rivoluzione” sarà per le prossime generazioni; occorre quindi essere altruisti nell’accezione più ampia del termine e non egoisti, impazienti e frettolosi nelle scelte;

e) qualsiasi forma di lotta politica, culturale e/o sociale non può prescindere dalla non violenza: la guerra è uno strumento di morte, sia essa commerciale o tradizionale o altro, quindi da ripudiare;

f) la verità non è né quella percepita né quella costruita nella propria mente né quella appresa dai media plasmati per lo più ad arte per la conservazione del sistema. Ogni circostanza va analizzata e verificata sfruttando tutti i mezzi a nostra disposizione per confutarla, primo fra tutti la libertà di pensiero e l’indipendenza in senso lato;

g) immaginare un futuro di pace e prosperità non può prescindere da una ridistribuzione delle risorse più equa e rispettosa delle singole individualità più che delle classi sociali o delle nazionalità etc.;

h) bisogna lavorare per superare gli attuali paradigmi di autoreferenzialità, professionismo della politica e di personalismo ed evolvere verso strumenti della rappresentanza democratica che facciano della condivisione, della trasparenza, dell’allargamento della partecipazione, dello sviluppo delle "comunità" e del "senso di comunità" gli strumenti che conducano, attraverso un responsabilizzazione collettiva, a decisioni solidali e quindi più giuste;

i) è fondamentale allargare la base di persone "a conoscenza dei fatti" e stimolarne la capacità critica senza voler imporre presuntuosamente la propria visione della vita; senza questo passaggio è riduttivo e inefficace studiare e ripetersi le cose nella cerchia ristretta del proprio gruppo/associazione locale, pur essendo indispensabile e irrinunciabile farlo. Bisogna, perciò, rompere il muro della disinformazione ma anche quello della "cultura dell’intrattenimento inconsapevole" attraverso eventi, gruppi di lettura, proiezioni di film documentario con annesse discussioni libere ed aperte a TUTTI, gazebo in piazza, sit-in e tutto quanto può servire ad avvicinare gente, a svegliare le coscienze;

j) La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la nostra Costituzione Repubblicana vanno difese in quanto fondamenta di un modello sostenibile di società civile e, quindi, considerarli testi guida imprescindibili nel percorso di transizione; bisogna battersi strenuamente per l’applicazione di questi principi in ogni contesto.

Per far questo occorre mettersi in trincea in prima persona:
sii il cambiamento che vuoi nel mondo” diceva Gandhi.

E occore fare squadra con tutti i soggetti che decidano di sposare questo progetto rivoluzionario dedicando del tempo prezioso da impiegare in attività concrete.
Per questo ringrazio Giulietto e le sue parole: perché mi ha trasmesso questa "senso di responsabilità".
Il futuro di questo pianeta dipende anche da me: se il mondo va a rotoli non è necessariamente e sempre colpa degli altri.

Umiltà, Lealtà, Altruismo, Lungimiranza e Solidarietà.

Mi sembrano essere questi i caratteri distintivi di questa proposta politica.
Questo vuol dire, per me, provare ad essere "uniti e diversi".

PS: nota a margine, a tratti satirica a tratti no...è stato un vero piacevole confrontarsi, sentirsi stimati e trovare punti d'incontro dialogando tra protokomunisti

Uniti e Diversi - www.unitiediversi.it
Blog di Giulietto Chiesa - Alternativa - www.giuliettochiesa.it
Badiale-Bontempelli - Bisogna Finire, Bisogna Cominciare

venerdì 3 dicembre 2010

Le Mie Collezioni

I sogni, si sa, sono l'appagamento di un desiderio represso, nascosto.
L'altra notte ero in giro per Torino, la "mia" Torino, per le vie del quadrilatero.
Ero affannato e giravo di negozio in negozio alla ricerca di...
NON ME LO RICORDO!
E già perchè mentre sognavo "qualcuno" mi ha svegliato al grido di "vai a controllare...non è che si è scoperta???" vabbè...non divago, anche perchè questa conversazione meriterebbe un post ad hoc!

La mattina, però, mi son trascinato dietro questo senso di incompletezza e fermandomi un attimo a pensare mi son reso conto che (forse forse) una seduta da una psicoanalista (meglio se carina e dalla voce sensuale :D) non mi farebbe male.

Perchè?
Vanno di moda le liste: Fazio e Saviano han fatto scuola e allora eccovi la mia lista da sottoporre alla bella psicologa:

Elenco delle "cose" che ho (tentato) di collezionare nella mia vita
(in ordine rigorosamente sparso, sconclusionato e confuso come si attiene allo stato d'animo attuale dello scrivente):

  • Modellini di automobili (per lo più Ferrari)
  • Tappi delle bottigliette di succo di frutta (per lo più quelli con le bandiere)
  • Scontrini fiscali del negozio di alimentari "Riccardi" (già da piccolo insistevo con la lotta all'evasione fiscale...)
  • Figurine (dei più svariati soggetti: calciatori, animali, cartoni animati etc etc)
  • Schede telefoniche
  • Banconote estere
  • Giornalini "Topolino"
  • Dylan Dog
  • Riviste Autosprint (per ogni vittoria di Schumacher)
  • Bottiglie di birra estere (vuote perchè bevute e testate tutte personalmente)
  • Bicchieri da birra (rigorosamente trafugati dai pub)
  • Sottobicchieri per bicchieri da birra
  • Lattine di coca cola
  • CD originali delle mie bands preferite
  • CPU (smontate dai miei computer e da quelli degli altri)
  • Figure di merda (unica collezione involontaria ma nutritissima e sempre aggiornata)
  • Maglie da calcio
  • Tagliandi di partite viste allo stadio
  • (ora non ricordo altro ma sono sicuro che qualcos'altro ci sarà...aggiorno via via che mi tornano in mente)
La maggior parte di queste "interessantissime" collezioni è andata dispersa...alcune giacciono nei garages dei parenti più prossimi...altre continuano ad esser considerate veri e propri trofei da portar con me nella tomba (devo ricordarmi di scriverlo nel testamento).
In realtà ignoro del tutto quale componente compulsiva/ossessiva della mia psiche influenzi questi comportamenti.
Di certo c'è che sono un fiume in piena e che l'ultima idea di collezione balenatami nella mente potrebbe tranquillamente portarmi alla rovina (economica).
E si perchè mi sto appassionando all'arte contemporanea...chissà...

Per questo, fantomatici amici lettori, se pensate che dietro questa mia attitudine vi sia un avvisaglia di pazzia avete due scelte:
a) mi fermate prima che sia troppo tardi
b) mi assecondate e qualora incontrandoci ne volessimo parlare lo facciate mostrando interesse

in entrambi i casi, quale sia la vostra scelta, sappiate che vi voglio bene!

firmato: un pazzo

martedì 30 novembre 2010

Io sto con chi occupa

Finalmente direi!
Finalmente una intera generazione manifesta pubblicamente il suo disagio.
Io sto con loro. Sto con quei ragazzi che occupano le facoltà, che occupano i monumenti offrendo simbolicamente l'interpretazione più vera delle motivazioni che li spingono a protestare.
Sto con loro e sorrido, perchè sento che può essere l'alba di un nuovo giorno.
Erano anni che la generazione dei ventenni non alzava la voce.
Avevo quasi paura che fosse addormentata e anestetizzata da questo oblio, da questo declino sociale e civile che contraddistingue i nostri tempi.
Avrei voluto esser con loro più direttamente (e forse lo sarò) perchè ho ancora vive dentro di me le battaglie studentesche dei miei tempi: le occupazioni, le riunioni dei coordinamenti con gli altri rappresentanti di istituto per dire no alla equiparazione scuola pubblica-privata, per dire no alla riforma Jervolino, le manifestazioni in piazza con cortei e sit-in di protesta, i corsi alternativi di musica, teatro e psicologia negli istituti occupati per decine di giorni, le "visite" alla questura, le colazioni con la digos, le bombolette e i lenzuoli per gli striscioni...
Mi vengono i brividi solo a ripensare all'attivismo di quei tempi.
Ecco perchè sono con loro, perchè hanno risvegliato anche in me questo istinto di reazione al malcostume e alle ingiustizie che pareva sopito o attenuato.
Forza ragazzi! Io sono con voi!

martedì 23 novembre 2010

Memorie a trent'anni dal terremoto

Ogni evento storico, catastrofico, rivoluzionario, importante si ricorda solo se vissuto con i propri occhi. O meglio, ci si ricorda in maniera più o meno dettagliata di quello che si stava facendo in quegli attimi. E così per me, ad esempio, l'11 Settembre è legato ad un pomeriggio di studi sul divano di casa andato in malora, ipnotizzato com'ero dinanzi a Rainews24 e la sua diretta.
Ma avevo già 25 anni e il ricordo è sicuramente più vivo e lucido in me.

Diversa è la questione del terremoto dell'80.
Avevo appena 4 anni e anche a sforzarmi mi tornano in mente soltanto flash, episodi e situazioni, battute e sensazioni di cui non ho la certezza e la contezza piena.

Era sera...non avevamo ancora iniziato a cenare.
Abitavo in fitto in via Cappelluti e quella sera c'erano a casa i miei cari nonni materni (sigh!).

Ero nella mia cameretta con mia sorella ad ascoltare per la diecimilionesima volta il disco di "Bianca e Bernie" con il mitico mangiadischi rosso.
Eravamo seduti per terra, ne sono quasi certo, con mia sorella che seguiva con il ditino sul libretto la narrazione proveniente dal quell'aggeggio fantastico.

I miei erano in cucina che chiacchieravano spensieratamente.

D'un tratto trema tutto, io mollo tutto e corro in cucina urlando impaurito.

Ci abbracciammo tutti.
Fu la prima reazione istintiva. Una famiglia abbracciata per proteggersi.
La luce andava e veniva e poi sparì lasciandoci al buio più assoluto.
Io continuavo a chiedere ossessivamente cosa fosse quel rumore, quel boato.
Mio nonno mi diceva che proveniva dalla strada: "sono dei grossi camion che passan di qui sotto", mi diceva. Io immaginavo file di carri armati o camion giganteschi ma non potevo vederli.
Poi la corsa nelle scale. Ricordo vicini di casa in lacrime, urla impaurite sui pianerottoli, scale fatte a quattro a quattro in braccio a mio padre. Tanta paura.
Poi la notte in strada e la sensazione amara di non aver ben compreso la portata della catastrofe.
Questo è quello che la mia mente ricorda...in realtà pochi dettagli si sono aggiunti in seguito forse perchè abbiamo sempre voluto rimuovere quella triste esperienza non parlandone più.
Di lì è infatti cominciato un peregrinare infinito e una condizione di instabilità che forse ha portato i suoi frutti a tanti anni di distanza.
Evacuati, ospitati 6 mesi in albergo (mitico Hotel De Nicola).
Poi in fitto per la disperazione e la stanchezza di vivere una vita da sfollati.
Poi nei prefabbricati per due anni: l'asma bronchiale per l'allergia alle graminacee, i disagi della periferia, i sacrifici per comprar casa stanchi di aspettare una casa popolare vivendo in 40 mq di lamiera...

Ho subito e vissuto sulla mia pelle quel dramma sviluppando, ad esempio, una ipersensibilità alle scosse di terremoto: se la notte, anche a distanza di anni, c'era una scossa del 4°-5° grado della scala Mercalli io sobbalzavo dal letto, il cuore in petto mi batteva a mille e la mattina ero sempre il primo a raccontare del terremoto avvertito.
Fino ai nostri giorni: ancora oggi, in fondo, ho il terrore per gli eventi sismici.
Son passati 30 anni e sicuramente senza quel terremoto la mia vita oggi non sarebbe la stessa.
Un pensiero particolare va a chi non c'è più, ma soprattutto a chi è rimasto e piange uomini, cose, case distrutte e vite spezzate.
Abbraccio tutti virtualmente, un pò come facemmo noi quella sera nella cucina di via Cappelluti.


sabato 20 novembre 2010

Fine e mezzo


Mi capita spesso di attorcigliarmi mentalmente e fisicamente su questioni di principio.
Limite, vizio o virtù? Non sta a me dirlo.
Di certo c'è che ho imparato a dire sempre quello che penso liberamente, senza sudditanza psicologica o timore di esser denigrato, deriso o isolato per le mie idee.
Step più duro ma su cui sto lavorando è far seguire alle idee le azioni ma non è questo il punto di questa disamina.
Il più duro dei miti da sfatare, quello contro cui più sovente cozzo è senza dubbio "il fine giustifica i mezzi". E' un'affermazione che aborro convinto come sono che se pur il fine sia quanto mai nobile e prestigioso conti molto più il mezzo attraverso cui lo si conquista.
E questo perchè sono fermamente convinto che raggiungere un traguardo attraverso percorsi discutibili o con mezzi non immuni da critiche e perfettibili porti, nella migliore delle ipotesi ad un'effimera vittoria.
Se non si combatte la battaglia con coerenza (nei fatti oltre che nelle parole) e con armi lecite e indiscutibili, nell'ipotesi più ottimistica si raggiungerà un vittoria che ci porterà in un punto di equilibrio instabile.

Uno stato di instabilità per il quale le ferite occorse (curate, cicatrizzate o meno) durante la battaglia costituiranno certamente elementi destabilizzanti, granelli di sabbia tra gli ingranaggi della macchina in questo stato di equilibrio in grado di incepparla nuovamente e farla ripiombare in un nuovo stato di squilibrio persino peggiore dello stato di partenza.
E' per questo che son sempre più convinto che il mezzo conti e che conti forse più del fine stesso.
Altro che.

lunedì 15 novembre 2010

La Panchina /2

A questo posto occorre una spolverata...trovo sempre meno il tempo di aggiornare, pensare e curare il mio blog ma questo post giace nel mio cassetto da troppo tempo ormai ed è giunto il momento di pubblicarlo. Ora, fantomatici lettori del mio diario personale, non aspettatevi nulla di che dal post, nessuna rivelazione, nessun tono polemico o giustificazione per la mia assenza...è solo un post per riprendere a parlar della mia visione del mondo su questo spazio digitale.

LA PANCHINA parte 2

Michele: Ehi Francè…tuttappò? Che facciamo stasera?

Francesco: Michè…che vuoi fare? Non c’è niente da fare! Come sempre!

Michele: Perché? Non possiamo riunirci con gli altri e suoniamo nella tua cantinetta?

Francesco: No Michè…l’ultima volta quel pesantone del terzo piano ha chiamato la polizia…non riusciva a prendere sonno…alle dieci!!!

Michele: Uffa, e allora? Andiamo ad Altamura? O al bowling a Metaponto?

Francesco: Vediamo che dicono gli altri ma non credo…ma tu hai la macchina stasera?

Michele: No, niente…mio padre non me la lascia…il mese scorso mi hanno tolto i punti col palloncino e s’è arrabbiato.

Francesco: e con i motorini?

Michele: Il mio è senza fanali, quello di Marco sta dal meccanico, lo sta trasformando in una bomba Francè! Se senti il casino che fa la marmitta…quando arriva te ne accorgi da 5 chilometri.

Francesco: Quel pazzo…e se lo fermano?

Michele: Non lo fermano…quello se ne scappa…c’ha la targa che non si legge…e poi se lo fermano chiama allo zio, si fa strappare la multa e ridare il motorino…e mo lo freghi a Marco.

Francesco: Vabbè..comunque anche volendo non ho nemmeno i soldi per la benzina…rimaniamo qua?

Michele: E vabbù..ma dove andiamo?

Francesco: In mezzo al corso che c’è stasera?

Michele: Lo struscio! Come ieri sera! Anzi, ti svelo un segreto: ci sarà anche domani sera.

Francesco: Non sapevo avessi la sfera di cristallo! E per i Sassi?

Michele: Ho sentito che stasera organizzano una visita guidata nel più bel parcheggio a cielo aperto d’Italia.

Francesco: Ah ah ah! Che bordello laggiù…

Michele: E quindi?

Francesco: E che ne so…ce ne andiamo al parco sopra al cimitero vecchio.

Michele: Oh…di nuovo…che pizza.

Francesco: E che vuoi fare? Almeno là ci stiamo tranquilli, non ci vede nessuno e passiamo la serata.

Michele: Ma io mi rompo…Non c’è nemmeno una femmina… Ma almeno compriamo qualcosa?

Francesco. E si…mo vediamo…mettiamo un euro a testa e ci compriamo una bottiglia dal discount.

Michele: Vabbù, che ti devo dire…chiamo Angioletto e gli faccio portare un po’ di fumo?

Francesco: Dobbiamo mettere un altro euro a testa quindi?

Michele: Si dai. Anzi…due patatine non le vogliamo comprare?

Francesco: Oh…mo non esageriamo…io so’ figlio di cassintegrato…

Michele: E mica ti ho detto 100 euro!?!?

Francesco: Vabbù…è andata. Avvisa gli altri! E mangia a casa, così ti fai il “tappo”.

Michele: Ma pensa a te…io lo reggo l’alcool!

Francesco: Si…sono le panchine e le altalene che non reggono te!

Michele: Perché a te invece? L’altra volta un lampione e una panchina hai spaccato!

Francesco: Chi io? Non me lo ricordo…

Michele: E lo so che non te lo ricordi…non ti ricordi nemmeno che hai vomitato l’impossibile…

Francesco: Infatti…non mi ricordo niente…mi ricordo solo il cerchio alla testa che mi è venuto la mattina dopo.

Michele: ah ah ah…a più tardi baccalà.

La noia, il disinteresse e l’inciviltà si alimentano con l’immobilismo e l’assenza di spazi aggregativi e sociali. I nostri ragazzi, i nostri figli, vivono e si muovono in un ambiente che non permette loro di esprimere e coltivare le loro passioni. Si ritagliano così i propri spazi di libertà e sfogano una vitalità e un’aggressività repressa contro loro stessi e contro le cose.

Una buona amministrazione comunale dovrebbe avere a cuore le esigenze degli “uomini di domani”.

Dovrebbe adoperarsi per prevenire i comportamenti devianti e non solo inseguire e perseguirne i fantomatici artefici.

Una città “piatta” è una città decadente.

In una città decadente proliferano ignoranza e delinquenza. Basterebbe poco per ovviare a tutto ciò: un centro sociale, un festival di musica dal vivo giovanile, una buona gestione degli spazi pubblici, una campagna di sensibilizzazione.

Ma occorrerebbe anche un’attenzione maniacale nella riparazione delle devastazioni, nella cura dell’arredo urbano e nella custodia del patrimonio pubblico per non lasciare intendere che il disordine e il degrado sono in linea di massima tollerati.

Non lo dico io ma lo dicono studi sociologici internazionali (ad es. Teoria della finestra rotta – James Q. Wilson e George Kelling – 1982).

Non basta inveire e proibire. A meno che non si voglia solo fare propaganda.

martedì 12 ottobre 2010

Lutto nazionale


L'Italia piange altri 4 morti sul lavoro

un minuto di raccoglimento

oggi come ieri, come l'altro ieri e come domani (?)

venerdì 1 ottobre 2010

Un uomo a pezzi!

Erano anni che non mi sottoponevo ad uno stress fisico così intenso.

Mercoledì sera - Calcio a 5 con mio cognato e altri giovani rampanti...
(obbligato a correre per non prendere la targa a tutti)

Giovedì pomeriggio - Calcio a 5 con colleghi e comandante...
(si corre meno ma ci vogliono due occhi così O_O per evitare di farsi male viste le entrate killer frutto di mente dissociata dal fisico)

Giovedì sera - Calcio a 5 con il solito gruppo di tutte le settimane
(quasi defaticante visti anche sintomi febbrili)

RISULTATO DI STAMANE:

a) caviglia gonfia e dolorante (entrata a gamba tesa subita ma non sanzionata dall'arbitro...che non c'era)
b) abbassamento di voce e "pizzico" alla gola
c) ginocchio sinistro scricchiolante (in memoria di vecchi malanni)
d) unghia dell'alluce del piede destro annerita (un pestone affettuoso)
e) muscolo del quadricipite femorale indurito (anch'esso in memoria di strappi che furono)
f) sonno (notte quasi insonne, adrenalina & co, vedi sotto)
g) polpaccio destro indolenzito (causa crampo notturno)

direi che certe cose non me le posso permettere più :(

cammino che sembro uno zombie!

dovrò riposarmi un pò...

...giusto fino a sabato...se mi chiamano rispondo PRESENTE!!!

lunedì 27 settembre 2010

BASTA!

Bossi: i romani sono porci

Tutti gli insulti negli ultimi anni


Io non so quanto sia possibile continuare a tollerare tutta questa violenza verbale e questo attacco continuo alla sovranità nazionale e alle istituzioni.
Solo in un paese come il nostro è possibile vedere e sentire parolacce, gesti volgari, pubbliche offese, sberleffi e attacchi fronatali alle istituzioni proferite da ministri e presidenti del consiglio.

C'è un limite a tutto.

La misura è colma.

Umberto Bossi e i suoi compagni di merende dovrebbero rispondere alla magistratura di questi comportamenti.

E per coerenza farebbero bene a dimettersi dai ruoli istituzionali che ricoprono e a pensare a governare le cascine dei loro poderi, sempre che non ricadano in territorio italiano.

Siete italiani? No?
E allora non rompete i MARONI e FUORI DALLE ISTITUZIONI!

venerdì 24 settembre 2010

L'insegnamento

Oggi è un giorno triste.
Tristissimo.
Abbiamo dato l'ultimo saluto a Michele.
Nella tristezza ho ripercorso mentalmente la recente storia che ci ha avvicinati.
Michele ha lottato e si è speso per il nostro comune progetto politico pur sapendo di avere i giorni contati.
Non lo ha fatto di certo per se stesso.
E' un insegnamento di vita che porterò sempre con me.
Non conta sapere se si godrà o meno dei risultati di un'azione...se l'azione merita impegno questo va profuso incondizionatamente.
E' una lezione di altruismo, generosità e senso civico incommensurabile.
Grazie Michele, riposa in pace.

domenica 12 settembre 2010

settembre...mese di rottura (o di rotture?)

E' davvero strano notare come spesso nella mia vita settembre rappresenti il "cambiamento".
Inutile ripercorrere fausti e infausti eventi passati...non è il senso di questo "sfogo".
Restando all'oggi anche questo settembre pare non sfugga alla regola, ho già "rotto" alcune situazioni con il mio passato, aperto nuovi capitoli ma pare che manchi ancora molto alla fine del mese e molta acqua ancora debba scorrere sotto i ponti.

Per fortuna ci sono le certezze e i punti fermi: la famiglia su tutti...mia figlia e mia moglie...mia madre e i miei fratelli

e il resto? il lavoro? gli amici? gli stimoli? mah...aspettiamo ottobre...

post iper riflessivo, forse potevo risparmiarmelo, sicuro come sono che rileggere queste parole non faranno che aumentare in me il dubbio

"Solo Gli Imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)

martedì 17 agosto 2010

l'emerito ci lascia e andandosene richiude i cassetti

E ora tutti a piangere sul feretro dello statista, salutando ipocritamente un mezzo secolo di storia che ci abbandona.

Sperare che qualcuno si degni di sottolineare i "vuoti" di democrazia, i "fiancheggiamenti" e i "depistaggi" targati "picconatore" in questi cinquanta anni è pura eresia.

Fanno sicuramente notizia le lettere lasciate alle autorità scritte in punto di morte ma di certo non il loro contenuto.

Un popolo di ipocriti rinuncerà a "sapere" ed esattamente come è stato con Craxi e coma sarà per Andreotti piangerà la dipartita dello statista chiudendo i cassetti delle verità nascoste e negate con la chiave della "livella".

Addio emerito


Qui un editoriale sul sito http://www.19luglio1992.com/ di quei giorni


giovedì 17 giugno 2010

A casa mia!


Mi son seduto alla panchina della villa comunale e non ho potuto non ascoltare la chiacchierata della panchina accanto:


P'tricc: "certo che non si capisce più niente, hai visto quanti extracomunitari ci sono a Matera!"

Stacchicc: "eh...mò tra badanti e cinesi non si capisce più niente...prima almeno erano solo i marocchini"

P'tricc: "questi ci fregano il lavoro e vengono pure a chiedere i diritti in casa nostra"

Stacchicc: "io li rimanderei tutti a casa loro altro che case popolari, diritto di voto, pensione, assistenza sanitaria"

P'tricc: "questi mandano in rovina la nostra Italia e i nostri figli muoiono di fame"

Stacchicc: "non ce n'è per noi che siamo italiani figuriamoci se ci dobbiamo preoccupare di loro"

P'tricc: "e i polentoni che vogliono che le loro tasse non vadano anche a noi meridionali?"

Stacchicc: "ah...l’ho sentito! Incredibile! Sai che ti dico? noi siamo meridionali, che si stacchino pure, dividiamo l'Italia, tanto la nostra casa è il Sud"

P'tricc: “Iè ragion! Ma i campani, i pugliesi e i calabresi lasciamoli perdere: quelli sono tutti camorristi e delinquenti...meno male che siamo lucani, la lucania ai lucani, l’isola felice.

Abbiamo tutto: il sole, il mare, il petrolio, mi dici tu che abbiamo da elemosinare? ce la facciamo da soli!"

Stacchicc: "si è vero, però basta con queste ingerenze di Potenza su Matera, non se ne può più...io sono materano e non voglio che i potentini decidano per me."

P'tricc: "hai proprio ragione! stacchiamoci da Potenza! Questi pensano che noi siamo lucani di serie B, ‘sti montagnuoli"

Stacchicc: "Io già mi arrabbio perchè ho un sindaco di Ferrandina, figurati se mi faccio mettere i piedi in testa dai potentini!"

P'tricc: "infatti siamo proprio stupidi, non ne stavano materani per fare il sindaco, no? io sono materano materano proprio, possibile che debbano venire da fuori in casa mia a comandare?"

Stacchicc: "Non ne parliamo proprio, che ne sa quello dei problemi di Matera e dei nostri rioni. Niente! Poi arriva e decide cosa fare e stravolgere nei nostri rioni: basta! Io sono di Bottiglione e a Bottiglione decidiamo noi cosa fare. Questa è casa nostra... che ne sa lui che viene “dalla palazza”?"

P'tricc: "Infatti! Ben detto, ognuno deve decidere in casa sua: di questo passo dove andremo a finire?"

Stacchicc: "E ma sai che c'è? Mi hanno veramente stancato: comandano e decidono tutto loro che sono di fuori. Io ho deciso: me ne vado a casa, quella che ho strapagato con il sudore del mio lavoro, e lì ci rimango! E comando in casa mia! E non accetto che nessuno metta il becco in casa mia!

Ptricc: “Si, magari! Perché a te non vengono a rompere i tuoi genitori e i tuoi suoceri? Il divano qua non va bene, questa parete la devi fare bianca, devi far aggiustare la caldaia…già solo che li vedo mi innervosisco”

Stacchicc: “No no, forse non hai capito! In casa mia comando io! E se mi fanno arrabbiare non apro nemmeno la porta ai parenti! Anzi, farò proprio cosi: da domani io rimango chiuso in casa mia e vedrai che non avrò più problemi da questi extradomiciliari!

P'tricc: "Ben detto, sciam'ninn...ognuno a casa sua! E v’dimm! Ci sentiamo!"

E fu così che questi due uomini, i miei vicini di panchina, tornarono a casa con il petto gonfio e vissero per il resto dei loro giorni a difendere il fortino.

Io, invece, alzandomi da quella panchina con il sorriso sulle labbra, ho deciso di continuare a vivere all’aria aperta, di respirare a pieni polmoni e immaginare una città diversa, aperta al cambiamento e capitale della cultura del rispetto, promotrice di politiche dell’accoglienza e della solidarietà.

La mia casa è il mondo intero, la mia gente non ha razza. Non ho fortini in cui arroccarmi.

Voglio lasciarmi contaminare, voglio condividere le mie idee con gli altri, voglio parlare tanto con gli extracomunitari quanto con i comunitari. Parlare e ascoltare, imparare e aiutare.

Così sarò sicuramente più ricco (e non parlo di soldi) e in pace con me stesso e con gli altri (TUTTI!).


Questo è il mio articolo pubblicato sul Numero 1 del mensile MATERA CAMBIA.

Il mensile in pdf è disponibile anche sul sito www.materacambia.it e sul sito www.circologiugni.it


venerdì 11 giugno 2010

Fifa World Cup 2010



Oggi inizia il Mondiale di Calcio 2010.
Sulla nostra nazionale si scatenano, come sempre, mille critiche, spesso sterili ed ingiustificate.
Come al solito però, le esasperazioni non mi appassionano.
Preferisco sperare di poter godere di uno spettacolo decente, di belle emozioni e di pagine di sport memorabili (non necessariamente legate ai nostri colori).
Riprendendo un post di Ataru sul blog di HB ho deciso di cimentarmi anche io nel pronostico sul mondiale.
Il risultato delle mie elucubrazioni è che l'Italia esce per mano della Spagna ai quarti di finale e che la stessa Spagna sconfigge in semifinale l'Argentina e in finale il Brasile.
Vedremo...


Nel frattempo...che lo spettacolo inizi...sotto con le vuvuzele...per la gioia dei nostri timpani ;)



lunedì 7 giugno 2010

iPad e didattica digitale

Fantasticando e farneticando di progresso e tecnologia a tavola mi son trovato a discutere con mia madre (maestra di scuola elementare) sul
ruolo e la sfida futuristica dell'abbandono del supporto cartaceo anche nell'ambito didattico e scolastico.
Ovviamente ho trovato un muro fatto di diffidenza, di tradizione, di metodi consolidati (anche se efficaci, non è questo il punto).
La sfida appare un miraggio: sostituire libri, quaderni, lavagne, cartelle con un solo supporto tecnologico, quello che oggi potrebbe essere l'iPad ma domani chissà.
Io invece ci credo. E mi auguro che mia figlia possa godere di un potente strumento di calcolo per migliorare se stessa nei processi di apprendimento.
Non penso affatto ad una didattica digitale nel senso di facilitata ma soprattutto ad applicazioni studiate ad hoc per coinvolgere, interessare e stimolare il desiderio di conoscenza sfrtuttando ipertestualità, multimedialità e interattività.


Tutte cose praticamente impossibili oggi in una scuola basata sul trinomio quaderno - libro - lavagna.




Il tutto ovviamente curato da pedagogisti, esperti di formazione per l'infanzia, logopedisti, educatori.
Agli informatici sarebbe destinato unicamente il ruolo di tradurre in applicazioni gli indirizzi progettuali recepiti da questi.
E lì purtroppo cascherebbe l'asino visto che ad oggi, da quello che mi risulta, i corsi di laurea che preparano le figure succitate trascurano il ruolo della tecnologia mortificando di fatto i progetti futuristici da me ipotizzati.

Come dire: i nostri bimbi sono recettivi e pronti ad affrontare l'apprendimento digitale ma non lo sono (e non lo saranno per almeno un'altra generazione) i maestri.

E pensare che l'università dovrebbe essere l'avanguardia e lo strumento per spostare la frontiera della conoscenza...basti pensare che un docente universitario di disegno impone il disegno delle tavole a mano nell'era del computer e dei cad...ho detto tutto.

Io continuo a pensare e sperare che mia figlia possa andare a scuola con il solo iPad sotto il braccio, che possa leggere e sfogliare libri su di esso, sottolineare ed appuntare le cose importanti digitalmente, fruire di applicazioni multimediali ed interattive per l'apprendimento, condividere le proprie esperienze connettendosi alla rete della classe, agli amici e ai maestri, assaporare il gusto di scoprire il mondo divertendosi, apprendere e studiare digitalmente, accedere a biblioteche e teche digitali pressocchè infinite.

E, perchè no, che possa farlo salvaguardando la schiena (pensiamo alla querelle sugli zaini pesanti) e le tasche dei genitori costretti a pagare decine di euro a libro pagando di
fatto più i costi di stampa e distribuzione che i legittimi diritti d'autore.

Io ci credo. Ma sono il solito visionario?

lunedì 24 maggio 2010

Malato di Esterofilia


Se vuoi essere migliore di noi, caro amico, viaggia.

Johann Wolfgang Goethe, Epigrammi, 1796



Probabilmente è più un mio limite che un pregio...ma non posso nasconderlo: sono malato di esterofilia.
Sin dal primo giorno in cui ho messo piede fuori dall'Italia il corto circuito scattato nella mia mente è sempre stato lo stesso: ho sempre avuto un occhio di riguardo e una particolare ammirazione per quello che all'estero si fa meglio di quanto non succeda dalle mie parti.

Senza voler ricordare tutti i miei viaggi precedenti riporto solo un paio di spot degli ultimi due, entrambi in terra iberica.

L'anno scorso sono tornato a Barcellona con la famigliola (c'ero già stato con gli amici in periodo prematrimoniale).

Trovai una città in fermento (cantieri ovunque), vivibile, accessibile, accogliente e calda.
Tralasciando l'immenso patrimonio artistico culturale griffato Gaudì e la volontà di lasciare ai postumi una traccia dei tempi che sono, mi è rimasto impresso un episodio:
nei tempi morti in hotel ho guardato un pò di tv e, giusto per fare un esempio, in prima serata mi sono imbattuto nel servizio di apertura di un tg nazionale: "Come e quando usare la pillola abortiva" con tanto di intervista a medico e psicologo! Passano una decina di minuti e di servizi e mi ritrovo nello stesso tg un approfondimento sul Cammino di Santiago e le folle di pellegrini devoti in marcia.

Tutto trattato con l'equilibrio e il rispetto delle differenti vedute: imparziale e giornalisticamente perfetto.

Quest'anno invece sono stato a Valencia (ringrazio Ryanair per le gentili opportunità che regala visti i costi).
Ho trovato una città meno affascinante dal punto di vista artistico di Barcellona, un centro storico meno ricco ma non meno importante di tante città nostrane, ma sicuramente una città aperta alla sfida del turismo: trasporti pubblici eccezionali, metropolitana diffusa ed efficiente, una città pulita e in espansione con la stessa visione del futuro della più grande e rinomata Barcellona: il progetto della Città delle Arti e della Scienza è, si, un tributo all'architetto valenciano Calatrava ma anche e soprattutto un investimento sul futuro di questa città che anche grazie all'America's Cup ha scoperto una vocazione turistica.

A guardarla da vicino fa impressione la cura dell'aspetto urbanistico, l'ordine e la gestione degli spazi nei quartieri, i polmoni verdi disseminati per la città e la percezione che si ha di una città pulita e non congestionata dal traffico.
E' fuori di dubbio che la "metro" (o comunque il trasporto pubblico) sia il fattore chiave: "convincere" un cittadino ad andare a vivere in una zona periferica garantendogli la comoda raggiungibilità dei centri di interesse è certamente più facile.
Ciò dona dignità alle periferie e respiro all'intera città permettendo pianificazioni urbanistiche eccellenti e funzionali.

Anche qui, poi, ho toccato con mano l'anima "bigotta" della Spagna scoprendo che, una volta all'anno e proprio nei giorni del mio viaggetto, migliaia di fedeli si mettono in coda per baciare la mano della statua della Vergine (alcuni dormendo in piazza dalla sera prima per esser i primi, al mattino, di una coda chilometrica) perfettamente coniugata e rispettata da un governo laico e di sinistra marchiato Zapatero: e non pare vi siano strascichi, ingerenze esterne o particolari ed accentuate animosità nei confronti pubblici e televisi come da noi.

Sono rimasto anche qui positivamente impressionato dalla dialettica e dalla coesistenza di diverse sensibilità. Maturità.

E pensare che lo stereotipo nella mia mente della Spagna era un paese povero, schiavo del post franchismo, bigotto e arretrato rispetto alle locomotive d'Europa politicamente, culturalmente ed
economicamente: uno stereotipo distrutto dall'evidenza dei fatti.

L'unica considerazione che posso fare, ragionando per differenza, è che, probabilmente a causa di un minor tasso di corruzione, gli spagnoli sono stati in grado di sfruttare meglio il "volano euro" e i finanziamenti della fase "Obiettivo 1" di quanto abbiamo fatto noi italiani.

Il risultato, agli occhi di un comune mortale come me, è che la Spagna appare un paese in grado di affrontare la sfida della modernizzazione, che siano stati in grado di "svoltare", di migliorare e di garantire una visione di futuro per i propri figli nonostante le forti pressioni localiste, terroristiche e separatiste interne (tutt'altro che trascurabili e persino violente).

Tralascio volutamente gli altri aspetti tipici, sportivi, enogastronomici e di costume riscontrati...
Lo faccio per salvaguardare la mia salute.
Se mi impelagassi in racconti di tauromachie, di passioni calcisitche, di idiomi e inflessioni, di giudizi estetici e compagnia cantante rischierei un drastico aumento del tasso di "nostalgia" e violerei la terapia per guarire dalla mia ineluttabile malattia: l'esterofilia (so già che la mia "morte" sarà il viaggio in Scandinavia).

Questo blog meriterebbe un maggior spazio per ciascun viaggio fatto fin'ora: dovrei parlare di USA, Parigi, Londra, Praga, Svizzera, Caraibi, Irlanda, Croazia e via dicendo...ma mi manca il tempo...ma prima o poi...RIPARTIRO'!

mercoledì 5 maggio 2010

Orgoglio aretamano!

Aretam è una città fantastica, a misura d'uomo.
I servizi funzionano a meraviglia e noi cittadini viviamo felici.
Io, aretamano doc, mi alzo ogni mattina risvegliato dal cinguettio degli uccellini che stazionano sugli alberi vicini alla mia casa. Dopo una abbondante colazione accompagno mia figlia dinanzi al portone dove l'autobus dell'asilo nido comunale passa a prenderla puntualmente.
Vado anche io a lavorare in autobus, rigorosamente elettrici, ne passa uno ogni 20 minuti e la fermata è a 200 metri da casa mia.
Arrivo alla fermata e il display mi indica tra quanto tempo passerà il prossimo autobus.
Il traffico è così scorrevole che arrivo a lavorare in meno di un quarto d'ora.
Per pausa pranzo spesso, soprattutto nelle belle giornate, opto per un panino mangiato al parco, nei pressi del posto dove lavoro.
Mi godo il profumo dei fiori e del prato mentre il sole mi accarezza il viso.
Torno a lavoro felice.
Quando la mia giornata di lavoro termina torno a casa e decido di portare mia figlia a passeggio in centro o in un parco tematico per bimbi poco distante da esso.
Ci vado in bici o in autobus, il Comune ha istituito un servizio di bike sharing a cui posso accedere con la stessa tessera con la quale mi pago il biglietto sull'autobus.
La sera ad Aretam c'è sempre qualcosa di interessante da fare: concerti, teatro, cinema, conferenze, sport, incontri di quartiere.
Non ci si annoia affatto...guardo la tv pochissimi minuti al giorno, non ne ho tempo.
Vivo in una casa edificata sfruttando lo strumento dell'edilizia comunale: 75 mq di casa costruita rispettando l'ambiente, energeticamente efficiente, dotata di pannelli solari che mi permettono di risparmiare sulle bollette energetiche (già basse visto che il Comune ha investito molto e produce esso stesso energia da fonti rinnovabili). Mi è costata solo 100.000 euro. Solo si fa per dire, ho dovuto comunque chiedere un prestito, ma per fortuna ho ottenuto un mutuo a tasso agevolato grazie alla convenzione che il Comune ha stipulato con una banca locale per le famiglie numerose e meno abbienti come la mia.
Quando ho perso il lavoro poi (lavoravo in un salottificio) ho trovato subito supporto nelle istituzioni: mi hanno sospeso e dilazionato il pagamento del mutuo e delle imposte comunali, ho usufruito di un corso di formazione per il reinserimento al lavoro e grazie ad una legge di finanziamento mirato ho potuto reinserirmi nel mondo del lavoro con una mia attività autonoma nel campo turistico (ma avrei anche potuto fare altro).
Il Comune è davvero una casa di vetro: posso accedere a tutte le carte, le delibere, vedere i consigli comunali semplicemente da internet o recandomi presso la sede dell'associazione del mio quartiere. Quando si tratta di decidere sulle priorità nel ripartire i fondi a disposizione il Comune convoca delle assemblee aperte in cui ciascuno di noi liberi cittadini può partecipare ed essere propositivo.
Posso svolgere tutte le attività burocratiche comodamente da casa o dal lavoro grazie ai servizi digitali e sicuri messi a disposizione dalla pubblica amministrazione.
Aretam è una città moderna e molto vitale: grazie al turismo è una città aperta agli scambi culturali e gli aretamani sono molto accoglienti e ospitali. Il fenomeno dell'immigrazione è vissuto come una risorsa, un'opportunità e non una minaccia. Il lavoro non manca per nessuno, l'agricoltura e il turismo assorbono gran parte della forza lavoro.
Mia sorella, 24enne, ha studiato e si è laureata presso l'accademia delle belle arti di Aretam, ora è ricercatrice nel campo della conservazione e del recupero delle opere d'arte e contribuisce, con la sua ricerca, a creare lavoro e conservare l'enorme patrimonio artistico culturale di cui la mia città dispone. Non ha dovuto andar via nè per studiare nè per lavorare.
Aretam è una città fantastica, è diventata in pochi anni punto di riferimento per tutta la regione e le regioni vicine.
Peccato esista solo nei miei sogni...purtroppo io non vivo ad Aretam (se non di notte, mentre la sogno, dormendo beato nel mio letto).
Vivo a Matera e tutte le mattine che mi sveglio dopo aver fatto lo stesso sogno ricorrente il sorriso mi si spegne sulle labbra.
Anzi, per esser più precisi, più che spegnersi mi si trasforma in un ghigno di tenacia, perseveranza e di speranza: tutte le mattine mi guardo allo specchio e mi dico che il sogno è realizzabile, che Matera può cambiare e mi riprometto di mettercela tutta affinchè cambi!
Nulla di quanto succede ad Aretam è impossibile, nulla è frutto di una folle visione o di allucinazione: son tutte cose fattibili e proposte concrete e credibili.
E se ci crediamo in tanti, superando divisioni e personalismi, combattendo affarismo e clientelismo e operiamo con lo stesso obiettivo in testa (l'interesse collettivo), un tassello alla volta Matera cambierà.
A partire da oggi: MATERA CAMBIA!

Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni. (Paulo Coelho)

venerdì 30 aprile 2010

Il numero 1 - Due anni dopo

Buon compleanno "sostiene saverio".
Esattamente due anni fa pubblicavo il post numero uno di questo mio diario personale digitale.

Ne è passato di tempo...ne son cambiate di cose (?)

Il post n.1 non può che essere dedicato al mio libro preferito, il libro chiave della mia gioventù.

“Sostiene Pereira” è la storia di un personaggio in cerca di autore, un personaggio che di punto in bianco scopre il piacere di battersi per un ideale, sia pur in tarda età

La tarda età deve ancora venire, ma il monito suggeritomi da Tabucchi è esplicito, bisonga aver coraggio e battersi per quello in cui si crede, e per me è diventato un mantra.

E che il titolo del mio blog mi serva da sprone: per trovare il coraggio, ogni giorno, di raccontare e denunciare le ingiustizie intorno a me, di combattere l’indifferenza e di onorare la mia libera coscienza

martedì 27 aprile 2010

Il mensile MATERA CAMBIA!

La campagna elettorale è ormai alle spalle.
Purtroppo, come ampiamente detto, non siamo riusciti a portare un rappresentante del nostro movimento politico in consiglio comunale.
Questo, però, non significa che smettiamo di far politica.
L'abbiamo detto in campagna elettorale: c'eravamo ieri (Rinascita Civile), ci siamo oggi (Matera Cambia!) e ci saremo domani (Circolo Gino Giugni).E' il "domani" è arrivato.
Il Circolo Gino Giugni si sta strutturando coagulando vecchi e nuovi per camminare ed operare insieme, con spirito di gruppo e partecipazione democratica.
Per tenere viva l'attenzione abbiamo deciso di produrre un giornale mensile (per ora, poi si vedrà) che traduca in articoli, inchieste, proposte la nostra azione politica. Un giornalino libero, autofinanziato, scritto senza velleità giornalistiche professioniste ma con tutta la passione che contraddistingue la nostra attività. La testata, ovviamente, si chiama MATERA CAMBIA!.


Il 25 Aprile, in Piazza S.Francesco, abbiamo distribuito la copia pilota, la n.0, che rappresenta un manifesto d'intenti e una presentazione del movimento. Il giornale sarà disponibile presso gli esercizi commerciali e nei punti di interesse.
Poichè mi onoro di scrivere articoli per questo mensile, per non mortificare e far ingelosire i lettori del mio blog personale (ma quando mai!) lascerò traccia dei miei articoli anche in questo spazio virtuale.
Il mensile del Circolo Giugni è ovviamente scaricabile (in pdf) anche qui, sul sito del Circolo.

Stay tuned.

sabato 24 aprile 2010

Buon compleanno Hubble

Da bambino era un sogno.
Volevo studiar le stelle, ero affascinato dal mistero dell'infinitamente lontano.

Oggi è un rifugio...mi ritrovo a spulciar le stelle e a perdermi nell'immensità dell'universo ogni qualvolta mi dispero per la piccolezza del genere umano.

Grazie a questo prodigioso strumento,il telescopio Hubble, ho strabuzzato gli occhi per ore e ore sul mio monitor e non mi stancherò mai di stupirmi per la bellezza delle immagini e per la consapevolezza che questo telescopio sta raccogliendo dati preziosissimi per il progresso dell'umanità.



(la Nebulosa Carina)




Sono passati 20 anni da quel 24 Aprile del 1990, giorno in cui fu lanciato in orbita.

Buon compleanno Hubble!

(i Pilastri della Creazione)

Per gli appassionati come me questo è il sito ufficiale Hubble dell' ESA da cui è possibile scaricare foto e altro materiale per godere di questo prodigio della scienza e della tecnica che ha rivoluzionato il mondo dell'astronomia.

giovedì 22 aprile 2010

Il marchese del Grillo


Ho sempre pensato (e scritto) che fossero i metodi più che i contenuti a dividerci.
Mettendo in discussione me stesso ho provato a cambiare atteggiamento, a rimuovere pregiudizi e a tentar di condividere battaglie ed esperienze. Esercizio vano a quanto pare.
E già perchè se le risposte sono queste posso solo constatare che c'è chi si adopera per costruire un muro.
Quale beneficio ne possa trarre lo sa solo il marchese.
Resto sempre più convinto che l'incomunicabilità sia il più grande difetto della nostra frammentata società civile. E i partiti non fanno che approfittare di questo vizio.

Per la serie...




E va bene...sopravviverò!
In fondo quando mi metto in discussione non è poi così scontato che alla fine io mi dia torto...

sabato 17 aprile 2010

Amico mio...torna all'inizio

(Vorrei che la cantassi tu...ma non ho il coraggio di chiamarti al telefono per suggerirtela)



Traduzione The Scientist
Artista: Coldplay
Titolo: The Scientist
Titolo Tradotto: Lo Scienziato

Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace
Non sai quanto sei bella.
Dovevo trovarti per dirti quanto ho bisogno di te
Dirti che ti ho trascurata

Dimmi i tuoi segreti e fammi le tue domande
Ricominciamo tutto da capo.
Correndo in cerchio, si vedono le code
le teste sono in un silenzio a parte

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
E' così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura
Portami indietro all'inizio

Stavo solo calcolando cifre e numeri
mettendo i tuoi problemi da parte
Problemi di scienza; scienza e progresso
Non parlano forte come il mio cuore

dimmi che mi ami, torna e assillami
E corro verso l'inizio
Correndo in cerchio, rincorrendo le nostre code
Tornando indietro a quello che siamo

Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
E' così un peccato dividerci
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura

Sto tornando all’inizio

martedì 13 aprile 2010

E' finita la barcolana!


La regata è terminata: abbiamo un sindaco ed una maggioranza.
Per il bene della città mi auguro bastino per creare futuro e opportunità.
Ma resto scettico perchè le azioni camminano sulle gambe degli uomini...e conosco gli uomini.
Il tempo dirà se questa maggioranza ha davvero forza e un'idea di Matera per Matera.
Il programma è quanto meno fumoso, filosofico, tutt'altro che pragmatico e fattibile.
Ma non fasciamoci la testa prima di rompercela e valutiamo "day by day".Fermandomi all'oggi però non posso non segnalare come l'epilogo della competizione abbia acuito ed evidenziato ancora una volta tutti i limiti della democrazia e della politica nella nostra città.

L'esito del primo turno è già un indicatore preciso e lo specchio di una società materana frammentata (come dimostrano le 20 liste) e "a suo modo interessata" ai candidati più che informata sugli stessi (e sulle rispettive correnti).
Il meccanismo della moltiplicazione delle liste e dei candidati ha consentito il "controllo" capillare del voto, ha favorito il voto tribale e ridotto al minimo il voto "ideologico" (sia esso espressione di un'appartenenza partitica o anti partitica).

Il risultato?
PDL ai minimi storici frutto di una coalizione inefficace, monolista e priva di qualsiasi spunto innovativo (Acito volto nuovo?). Per la serie minestra o finestra?
Persino il conservatore ha scelto la finestra...pensa te...
Il centro sinistra? Mai avrei pensato si potesse dar luogo ad una coalizione (coesa ?) che va da Sinistra Unita (Rifondazione Comunista e altri sinistri partiti) sino all'UDC passando per la lista Stella, Socialisti e Popolari irrudicibili e nostalgici di scudi crociati vari...tutti insieme appassionatamente strettamente legati da una costante: lo sfruttamento estremo del voto clientelare.
Esempi?Partito Democratico(?):
Antezza e i suoi boys (and girls) con generazioni e famiglie di Vigili del Fuoco ossequiose ai loro piedi (c'è sempre un concorso dietro l'angolo...gira e rigira c'è sempre un angolo e un concorso).
Trombetta e l'Ageforma, Cotugno e la CGIL e così via...cantando e suonando in ogni piazza.
Per non parlare poi della lotta interna tra correnti (ma portatrici di quale idea poi non si sa) che ha partorito il voto disgiunto e il conseguente gap tra voti di lista al PD e voti ad Adduce sindaco: un comportamento indegno e insulso per un partito che aspira ad essere la guida riformista del Paese, non solo di Matera città.
Poi gli altri: Morea (Popolari Uniti) e i suoi corsi per O.S. e O.S.A. (stessa tecnica ma in settori diversi). Lamacchia e i socialisti al traino di Loguercio.
Mastrosimone e company alla conquista del partito della legalità (forse un tempo...forse!) candidando esponenti di spicco(rigorosamente eletti, Sardone e Massenzio) di un ente (ATER) sotto inchiesta e nell'occhio del ciclone per aver affidato 1,4Milioni di Euro (di soldi pubblici, of course) in consulenze esterne senza nemmeno averne dato pubblica notizia come impone la legge essendo l'ente pubblico. Doveva raggiungere il 17% (gliel'ho sentito dire con le mie orecchie) sommando il suo contributo personale (la rosetta) all'8% di IDV: mi fa piacere notare che non è andata oltre i suoi voti dell'udeur...giustamente non si può mica tramutare l'acqua in vino...quelli erano e quelli son rimasti.

Tosto e le sue civiche? Tanto populismo, dell'entusiasmo giovanile sia pur al servizio dei soliti "volponi", grande marketing politico per pubblicizzare un'idea di città (giusta o sbagliata che sia), cantieri a iosa e tanto campanilismo...un modo di costruire liste e consenso tutt'altro che trasparente e democratico: vogliamo parlare delle regalie in natura ai potenziali votanti e agli esercizi commerciali? dei sondaggi d'opinione per "orientare" il programma? dei fenomeni di ricatto occupazionale nei confronti di parte dell'elettorato passivo? delle orde di ragazzi ai semafori e dinanzi alle scuole con magliette e cappellini?

Sulle altre esperienze civiche mi sono già espresso (ma forse ci tornerò a mente fredda in futuro)

Queste premesse mi servono per esprimere una mia opinione sull'esito del ballottaggio:

alla luce di tutto questo il materano al secondo turno che fa?
cosa fa dopo aver assolto, eventualmente, al suo dovere familista e/o clientelare?
cosa fa una volta slegato dall'oppressione di garantire il proprio secchiello d'acqua al mulino cui si è "votato" (sia esso il cugino, il datore di lavoro, il predicatore nel deserto o lo spacciatore di promesse)?

4 materani su 5 hanno votato al primo turno (2 per Adduce, 1 per Tosto e 1 diviso tra le altre esperienze)

dei 4 materani che hanno votato al primo turno
1 rimane a casa e se ne infischia di tutto (liste civiche e PDL...secondo me)
1 conferma la fiducia ad Adduce
1 conferma la fiducia a Tosto
e l'altro?
l'altro si divide in due...si divide in due "mezzi materani":
una metà abbandona Adduce e le sue liste e sogna un'alternativa, e immagina un'amministrazione che guidata dal condottiero biancoazzurro vinca la sfida dell'immagine e della competitività su scala aziendale

l'altra metà conferma la sua scelta e rimane nell'alveo della "governabilità" e della "già maggioranza"

pur dovendo ammettere che il lavoro svolto da Tosto ha prodotto un risultato inaspettato (è arrivato ad un'incollatura dall'essere eletto, è vero, ma non sono certo io un sostenitore del machiavellistico "il fine giustifica il mezzo") non posso che stigmatizzare il comportamento illogico e privo di qualsiasi senso civico di quei "mezzi materani" che hanno così determinato un risultato talmente risicato da generare confusione e zuffe verbali (e non) in piazza e sul web!
E per fortuna e per certi versi si è persino evitato il peggio ovvero eleggere Tosto sindaco e veder nascere un governo "istituzionale" tra Tosto e pezzi di centro sinistra...un'ipotesi tutt'altro che peregrina, se ci riflette sui numeri e sui nomi degli eletti tra gli schieramenti.
Sia chiaro, fosse successo a parti invertite avrei inveito ugualmente, perchè tutto c'è dietro questa esperienza elettorale fuorchè logica e coerenza.
Io mi stupisco ancora, ingenuo come sono e mi ritrovo a chiedermi:
come si fa a cambiare idea così repentinamente?
come si fa a esercitare il diritto di voto alla stregua del grattata sul "gratta e vinci"?

Mio caro "mezzo materano":
volevi Tosto? Perchè non lo hai votato al primo turno?
non volevi Tosto ma volevi bocciare il centro sinistra e il suo modello di gestione del potere? Perchè non hai dato fiducia alle alternative (compresa Matera Cambia!) anzichè ascotare il capobastone?

In questo, per me, c'è tutto il limite di un popolo che non conosce il "senso civico" e che non ha il coraggio di alzare la testa per dire ai quattro venti quello che pensa: preferisce abbassarla e sbuffare, brontolare finendo per sussurrare la risposta che crede gli faccia più comodo all'occassione (sempre che la risposta stessa non gli sia stata bisbigliata nelle orecchie assumendo i contorni della minaccia).
C'è tutto un limite (ed è praticamente tutto interno al centro sinistra interno) di una commistione affari politica che condiziona i comportamenti e le scelte a tutti i livelli.

Tutto questo getta un'ombra su qualsivoglia ipotesi di rinascita per la nostra città, la strada da percorrere per ridare dignità all'esercizio del voto passa attraverso la rilettura della storia, dei sacrifici fatti dai nostri nonni per garantirci la libera espressione della nostra volontà politica: se dimentichiamo o sconfessiamo chi ha combattuto per un'ideale non avremo la forza di lottare nemmeno quando e se ci mancherà il pane da mangiare.
C'è da investire sulle libere coscienze per sovvertire un sistema che ci sta condannando al ruolo di feudo più che elevarci a libero comune.

Sullo stemma della nostra città vi è un motto: Bos lassus firmius figit pedem
che si può tradurre con: il bue stanco affonda la zampa più fermamente; tale motto, che indica come un popolo pacifico ma stanco dei soprusi può ribellarsi al giogo rappresenta la morale dell'episodio che vide il popolo materano ribellarsi ed assassinare il conte Giovan Carlo Tramontano. (Fonte Wikipedia)

Io, invece, lo interpreto così:
il bue svogliato affonda la propria zampa nel terreno fangoso perchè non ha più voglia di andare avanti, vuole solo fermarsi, ostinarsi e perseverare nel suo stato...e se un cambiamento può venire dipenderà solo dal contadino, mai dal bue stesso.


Esiste un'alternativa all'espatrio in Norvegia?
Se esiste ci lavorerò alacremente...altrimenti sarà Norvegia


ps: non riesco ancora a capacitarmi su come un'azienda seria come Datacontact abbia potuto "cannare" la rilevazione puntuale degli scrutini in tempo reale: da quanto ne so io c'era almeno un rappresentante di lista per seggio e un elemento di raccordo per ogni plesso che raccoglieva i parziali puntualmente e li girava al centro di raccolta. Come si possa sbagliare di 600 voti con un sistema così capillare è un mistero ma sia chiaro che con la statistica e le forbici di errore questo non c'entra assolutamente nulla: più semplicemente qualcuno ha sbagliato a riportare i dati.
E' davvero possibile si sia trattato di mero errore di digitazione? Non è, invece, un pò strano che un'azienda così importante abbia potuto commettere errori osì apparentemente futili?