secondo Gomez "il Parlamento non è lo specchio della nostra società, non rappresenta il popolo italiano"
bè, devo dire che non sono del tutto concorde
anzi, se devo dirla tutta mi sto sempre più convincendo che invece "siamo ciò che critichiamo, nella peggiore delle ipotesi, o siamo ciò che facciamo finta di non vedere e denunciare , nella migliore"
non c'è ambito, settore, occasione pubblica o privata in cui non mi stia capitando di incontrare "qualcuno di viscido, di urticante", gente pronta a lavorare solo per se stesso o per la propria parrocchia, tanto scaltra da assecondare e distorcere la realtà al fine di motivare e dar forza alla propria posizione a prescindere dalla legittimità della stessa, come se fosse irrilevante
per non parlare poi della fenomenologia del conflitto di interessi diffuso, tollerato e assecondato, fonte di potere, reddito e paradossalmente di riconoscenza, stima e persino di processi di beatificazione
non è riduttivo dire che in Parlamento c'è gente che non ritiene l'interesse generale come primario, senza dover per forza quantificarne una percentuale ma forse il problema reale è che non è "il Parlamento" IL problema, o meglio non è SOLO il Parlamento a rappresentare IL problema
sempre più spesso mi sento rispondere:
"anche se non condividi lo sai che funziona così, no?"
come se tutto debba scorrere così perchè fino ad oggi è andata così e a qualcuno è andata persino meglio di quanto potesse legittimamente aspettarsi
"che ci vuoi fare?"
manca sempre di più la volontà di vedere le cose da un altro punto di vista magari anche solo per arricchire un dibattito, non per fare per forza l'avvocato del diavolo: la democrazia non è un gioco delle parti
così ci si accorge che, anche nella quotidianeità, è più facile conformarsi ed amministrare l'esistente e diventa pertanto più conveniente aderire che scostarsi, abbiamo altro a cui pensare, altro a cui dedicare il nostro tempo produttivamente
e così si finisce per accettarlo come ovvio e inevitabile, e di questo passo si scivola irrimediabilmente verso la morte della democrazia, utopia di autogoverno consapevole della gente comune
ma non è riduttivo affermare che questa è, ahimè, la regola a TUTTI i livelli, dall'amministrazione dello Stato alla piccola sede di partito di provincia, passando per il sindacato in ufficio e l'assemblea dei condomini
c'è sempre il mediocre di turno che è pronto ad affermare "è una scelta obbligata, dettata dalla congiuntura, da fattori ambientali esterni che non ci lasciano scelta, che ci vuoi fare..."
mai un atto di coraggio, un tentativo di legger le cose da un altro punto di vista, di fornire un'alternativa, di tentare un'altra strada
e così, corrotto il pensiero, si vanifica lo sforzo anche di chi prova a cambiare il mondo
il riformismo è sempre più minoranza in questo paese, è un fenomeno di nicchia, non va al di là di un'etichetta o di un manifesto elettorale...
nei fatti è impraticabile, strozzato da un conformismo e da un'inerzia spesso dolosi
e allora, alla luce di queste considerazioni che minano le fondamenta "ottimiste" e "buoniste" del mio sentire, mi chiedo se davvero non abbiano ragione coloro i quali intendono provare a sovvertire l'ordine delle cose "senza se e senza ma", "senza destra nè sinistra", "senza l'etichetta o il buon senso", provando a scuotere le coscienze e catalizzando attenzione a prescindere dalla vendita di dvd, di libri e da spettacoli da "industria del dissenso"
è una riflessione difficile, in fondo sono un utopista e per me la parola ideologia ha ancora un senso, ma carpisco segnali negativi intorno a me
mi chiedo: e se del mondo attuale non avessi davvero capito ancora nulla?
imbattersi poi, in una lettura di questa portata, non fa che destabilizzare ulteriormente le mie "certezze"
sono il solo a cui questo studio mette paura?
non c'è modo di uscire da questo circolo involutivo vizioso?
le mie sono farneticazioni da confusione...le definirei così...
sono confuso e quindi farnetico
Al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. In un certo senso, ne è la ri-affermazione. È incontestabile che solo chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne. (Gustavo Zagrebelsky)
beato colui che non ha dubbi (?)