mercoledì 26 novembre 2008

La crisi, l'incertezza e l'ottimismo

Venti di crisi, zaffate di merda, dubbi e incertezze, forzato ottimismo.
Disorientato da tanta ipocrisia mi ritrovo a gioire delle piccole cose
e le piccole cose di questa settimana sono:

a) Mia figlia muove i suoi primi passi in autonomia

b) Il fratellozzo sta per firmare un contratto (sia pur di apprendistato) per una importante azienda dell'IT in quel di Milano

apparentemente sono piccole ma in realtà grandissime soddisfazioni

giovedì 20 novembre 2008

Il Controllo Democratico

Da qualche mese ho il piacere di collaborare con alcuni amici su inizative di promozione della legalità, controllo democratico e sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Siamo un piccolo gruppo, un'associazione di gente libera e indipendente che si pone come scopo l'impegno civile e costruttivo nella quotidianeità.
Ci chiamiamo "Rinascita Civile" e questa che vado a citare è la prima iniziativa concreta a cui partecipiamo da soggetti attivi, sostenitori dei valori che animano l'iniziativa a cui abbiamo dato il nostro piccolo contributo lavorando al fianco di "Progetto Legalità" e di altre associazioni materane.
Si tratta di un'assemblea cittadina per discutere dello stato comatoso della giustizia lucana, per denunciare intrecci e malaffare e portare all'attenzione degli organi superiori e competenti un grido di dolore e di speranza al tempo stesso: se è vero come pare che la giustizia lucana è imbavagliata e strozzata dai conflitti e incompatibilità ambientali è altrettanto vero che non si può, e penso al CSM, rimanere immobili e indifferenti.
E se lo chiede la società civile la denuncia non deve cadere nel dimenticatoio o peggio ancora nell'indifferenza.
Questo il testo del volantino di presentazione, proverò a relazionare sull'esito del dibattito e sulla partecipazione in futuro:

Nella classifica annuale dei paesi più corrotti, redatta da Trasparency International (organizzazione internazionale contro la corruzione), l’Italia si trova al 55° posto e peggiora annualmente la sua posizione.

In questo scenario di dilagante corruzione, si colloca il “Caso Basilicata”.

Una piccola regione del Mezzogiorno dove, in base a notizie apprese dagli organi di stampa, è in atto un’offensiva volta a delegittimare ed eliminare tutti coloro che osano denunciare malaffare e corruzione, compresa quella parte sana di magistratura che osa indagare su comitati d’affari e consorterie che strozzano i cittadini.

Alle lungaggini dei processi, alla carenza di personale amministrativo, di magistrati e di risorse, si è aggiunto il quadro desolante emerso dall’inchiesta “Toghe Lucane”, che vede indagati magistrati e politici di primo piano per gravissimi reati, tra cui quello di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari. Reati che destano serio allarme sociale.

Cinque anni fa, i Lucani seppero difendersi dalle scorie radioattive che politici cinici e spregiudicati avevano deciso di “scaricare” in un sito unico a poche centinaia di metri dalla battigia di Scanzano Jonico. Adesso, con la fierezza di chi ama la propria terra e sa difendere la propria dignità, i Lucani devono saper ricostruire la credibilità del sistema giustizia. E’ ormai ineludibile ripristinare

IL CONTROLLO DEMOCRATICO SULL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA IN BASILICATA.

Al fine di evitare che il tessuto sociale venga irrimediabilmente compromesso, è necessario emarginare i corrotti e i corruttori, che proditoriamente vogliono ed alimentano la mala giustizia. Essi rappresentano una sparuta minoranza che non può ipotecare il futuro di tanti giovani e di tanta gente che si sacrifica e fa il suo dovere.

Di tutto questo si parlerà NELL’ASSEMBLEA PUBBLICA CHE SI TERRA’ A MATERA SABATO 22 NOVEMBRE, ORE 10,30 NEL CINEMA COMUNALE, a conclusione della quale saranno chiesti provvedimenti urgenti al Capo dello Stato, al Ministro della Giustizia ed al Consiglio Superiore della Magistratura per ridare funzionalità e credibilità alla giustizia in Basilicata.

Presiederà: Prof. Cosimo Lorè, ordinario di medicina legale Università di Siena;
Interverranno: Avv. Leonardo Pinto (Presidente Circolo Lucano di Matera) ed il Prof. Pietro Tamburrano (Presidente Comitato “Cittadini Attivi”) .


Questo l'evento su facebook
chi ha a cuore la giustizia e la legalità non può mancare

martedì 18 novembre 2008

La mafia in mezzo a noi /2

Il convegno a cui ho avuto modo di partecipare, come già detto, mi ha dato l'opportunità di ascoltare le testimonianze del fratello di Paolo Borsellino (e già solo per questo valeva la trasferta in quel di Ferrandina) ma non solo.
Il dibattito, infatti, prendendo spunto dal racconto della mafia con la "M" maiuscola, ha poi interessato e descritto i risvolti e le vicende locali lucane, intrise di mafia pur non essendo etichettate come tali agli occhi dell'opinione pubblica. A partire dal malfunzionamento della macchina giudiziaria materana e potentina per finire ai reati "di associazione mafiosa per diffamazione a mezzo stampa" passando attraverso le minacce e le intimidazioni a carico di chi si batte contro il racket e l'usura. Andiamo per ordine, qualche spunto di riflessione interessante che ho annotato sul mio moleskine.

Nicola Piccenna, giornalista de "Il resto" e redattore del blog su "Toghe Lucane":
"All'inaugurazione dell'anno giudiziario a Matera il solo Maurizio Bolognetti ha avuto il coraggio di intervenire e rompere il velo ipocrita denunciando e constatando che tanto gli illustri magistrati sul palco quanto gli illustrissimi politici e le autorità ospiti delle prime file fossero tutti, sia pur a diverso titolo, indagati per reati definibili gravi, non bazzecole: il gelo è calato sulla consapevole assemblea."

Avv. Leonardo Pinto:
"Quando ci si incontra in occasioni come queste ci si chiede cosa sia la legalità: la legalità è il potere di chi non ha potere, è quella possibilità di accedere alle istituzioni con fiducia, di avere un giudice terzo e imparziale, di avere un primario competente in ospedale, un assessore che ascolta e lavora per il cittadino senza che questo debba per forza chinarsi.
E' importante riunirsi, discuterne e denunciare: è fondamentale. Ma è necessario che la macchina della giustizia sia garante del sistema, che tuteli i diritti dei cittadini tutti.
Dobbiamo affermare il diritto di poter liberamente parlare di tutto e di tutti in qualsiasi pubblica piazza, senza alcuna remora. E chiedere che un tribunale faccia il suo dovere.

Vincenzo Montemurro, Magistrato della Direzione distrettuale antimafia della Basilicata:
"Il solo dovere della magistratura è quello di essere soggetto alla legge e di lavorare e di amministrare la giustizia in nome e per conto del popolo.
Nell'indagine "Toghe Lucane" vi sono accuse di mercimonio della professione di magistrati e pubblici ministeri inaccettabili in uno stato di diritto e ha il grandissimo merito di dimostrare che un magistrato non è intoccabile, e lì dove sbaglia deve pagare.
Il caso De Magistris e le ispezioni inviate da Mastella testimoniano un vizio del potere esecutivo, il tentativo di sottrarsi al controllo. Ed è, questo, un sistema sottile per ammazzare senza sparare.
C'è poi una considerazione sull'etica che riguarda tutti: prima di chiedere e rivendicare diritti occorre che ciascuno di noi eserciti il proprio dovere, anche qualora questo sia doloroso per se e per i prossimi.
Ai ragazzi organizzatori del convegno poi: non demoralizzatevi se le prime file dei teatri in queste occasioni rimangono deserte, quelli sono i posti convenzionalmente riservati alle autorità, ai politici lucani. Se non vengono è perchè non possono ascoltare le vostre verità: gli affari illeciti abbisognano di silenzio.

Don Basilio Gavazzeni che presiede la Fondazione Lucana Antiusura “Mons. Cavalla”:
E' difficile spiegare alla comunità un caso sottile con "Toghe Lucane", la gente è difficilmente attenta, ma bisogna sforzarsi di farlo, non si può rimanere indifferenti e credere che "non mi tocchi".
Uno dei principi fondanti della libertà cristiana e laica è riassumibile nel "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio".
Da quando l'uomo ha buttato via "Cesare che si faceva Dio e Dio che si faceva Cesare " è diventato finalmente libero e fermo nella legalità e nel rispetto. Sono queste le parole che devono arrivare alla gente.
Oggi sono il presidente di un'associazione antiusura a 63 anni quando non volevo esserlo già a 46 perchè pensavo fossi vecchio: non c'è ricambio, non c'è coraggio anche perchè il peso delle intimidazioni è forte, soprattutto lì dove manca la garanzia e la tutela individuale e collettiva. Posso testimoniare con la mia diretta esperienza di esser stato sotto schiaffo della malavita e della malagiustizia per 7 lunghissimi anni. Ma deve passare un messaggio di speranza.


E' difficile immaginare un mondo molto diverso da questo soprattutto a breve termine , ma val la pena di sottolineare che il mondo non cambia se noi continuiamo a voltar la testa da un'altra parte.

Le parole di Gandhi riassumano il senso di questo post:
"Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo."




sabato 15 novembre 2008

La mafia in mezzo a noi

Venerdì 13 ho avuto l'occasione di partecipare ad un interessante incontro dibattito sulla legalità in Basilicata. Gli ospiti dell'associazione Pensiero Attivo di Ferrandina (MT) e protagonisti del dibattito sono stati Salvatore Borsellino, Benny Calasanzio Borsellino, Don Basilio Gavazzeni, Pino Masciari, Vincenzo Montemurro, Leonardo Pinto e Nicola Piccenna nelle vesti di moderatore.
Il tema al centro del dibattito è stato la diffusione delle mafie e le forme attraverso le quali si manifesta nella nostra regione. Un dibattito interessante, a tratti demoralizzante ma senza dubbio un'occasione in più per parlare e denunciare piuttosto che tacere e voltare la testa dall'altra parte.


Toccante e incisivo l'intervento di Salvatore Borsellino, fratello del compianto Paolo, brutalmente ammazzato in quel di Palermo nella strage di Via D'Amelio del 1992.
Il ricordo più netto del suo intervento è senza dubbio l'affermazione, carica di rabbia, che lo Stato avrebbe in se tutte le capacità e i mezzi per distruggere le mafie se solo non avesse accettato il compromesso e l'infiltrazione dell'Antistato nei suoi ranghi.
Dopo la stagione delle stragi, l'Antistato e lo Stato si sono fusi e confusi, la commistione politica-mafia e mafia-imprenditoria stringe ormai la Sicilia e l'Italia tutta in una morsa letale. Emblematico è anche il ricordo dell'ultima intervista di Paolo Borsellino a due giornalisti francesi, mai mandata in tv se non in un passaggio su "La 7" alle 2 di notte in cui il magistrato parla dei nuovi riferimenti mafiosi nelle istituzioni: agghiacciante.
Intenso e straziante poi il ricordo delle parole scritte nella sua ultima lettera in cui definisce la mafia come problema morale contrastabile non con la repressione ma con con il movimento culturale. La lotta alla mafia,diceva, non è nei tribunali ma nelle famiglie, nelle scuole e tra le persone...alla ricerca di quel fresco profumo della libertà svanito...
Poi i ricordi delle sue ultime giornate passate freneticamente a lavorare perchè sapeva di non aver tempo, di non averne più abbastanza. Il vomito (letterale) dopo gli interrogatori a Mutolo e Messina, la telefonata del capo quella tragica mattina per avvisarlo di passare per ritirare un documento, poi le accuse a Mancino di Strage di Stato.
Perchè ci sia giustizia lo Stato dovrebbe processare se stesso (Sciascia afferma sia impossibile). Poi un duro attacco all'opinione pubblica, Salvatore dice di esser stanco, stanco di ricevere strette di mani e manifestazioni di stima.
Le sue parole: "Alla fine dei miei interventi molti mi dicono: ci ha commosso. Ma io gli rispondo: allora il mio intervento non è servito a un cazzo, dovete indignarvi, dovete arrabbiarvi, non è più tempo di piangere ma di reagire. Ognuno di noi deve fare il suo dovere e estirpare la mafia prima da se stessi e poi dagli altri. Se Dio avesse voluto che la morte di Paolo fosse stata necessaria per cancellare le mafie sicuramente Paolo avrebbe accettato il suo sacrificio, e invece lo stato in cui ci troviamo non fa onore a mio fratello."
Parole dure, parole di un uomo che ha sofferto e soffre per la perdita del familiare, per la mancata giustizia, per l'indifferenza della gente e tutto quanto ne segue.
Parole scolpite nella mia mente ormai.
Poi il discorso si è spostato sul locale, sulle nostre mafie, sull'intreccio affari politica...ma questa è una storia che merita un post a se, e troverò il tempo e il modo per riportare quanto ho udito.