lunedì 24 maggio 2010

Malato di Esterofilia


Se vuoi essere migliore di noi, caro amico, viaggia.

Johann Wolfgang Goethe, Epigrammi, 1796



Probabilmente è più un mio limite che un pregio...ma non posso nasconderlo: sono malato di esterofilia.
Sin dal primo giorno in cui ho messo piede fuori dall'Italia il corto circuito scattato nella mia mente è sempre stato lo stesso: ho sempre avuto un occhio di riguardo e una particolare ammirazione per quello che all'estero si fa meglio di quanto non succeda dalle mie parti.

Senza voler ricordare tutti i miei viaggi precedenti riporto solo un paio di spot degli ultimi due, entrambi in terra iberica.

L'anno scorso sono tornato a Barcellona con la famigliola (c'ero già stato con gli amici in periodo prematrimoniale).

Trovai una città in fermento (cantieri ovunque), vivibile, accessibile, accogliente e calda.
Tralasciando l'immenso patrimonio artistico culturale griffato Gaudì e la volontà di lasciare ai postumi una traccia dei tempi che sono, mi è rimasto impresso un episodio:
nei tempi morti in hotel ho guardato un pò di tv e, giusto per fare un esempio, in prima serata mi sono imbattuto nel servizio di apertura di un tg nazionale: "Come e quando usare la pillola abortiva" con tanto di intervista a medico e psicologo! Passano una decina di minuti e di servizi e mi ritrovo nello stesso tg un approfondimento sul Cammino di Santiago e le folle di pellegrini devoti in marcia.

Tutto trattato con l'equilibrio e il rispetto delle differenti vedute: imparziale e giornalisticamente perfetto.

Quest'anno invece sono stato a Valencia (ringrazio Ryanair per le gentili opportunità che regala visti i costi).
Ho trovato una città meno affascinante dal punto di vista artistico di Barcellona, un centro storico meno ricco ma non meno importante di tante città nostrane, ma sicuramente una città aperta alla sfida del turismo: trasporti pubblici eccezionali, metropolitana diffusa ed efficiente, una città pulita e in espansione con la stessa visione del futuro della più grande e rinomata Barcellona: il progetto della Città delle Arti e della Scienza è, si, un tributo all'architetto valenciano Calatrava ma anche e soprattutto un investimento sul futuro di questa città che anche grazie all'America's Cup ha scoperto una vocazione turistica.

A guardarla da vicino fa impressione la cura dell'aspetto urbanistico, l'ordine e la gestione degli spazi nei quartieri, i polmoni verdi disseminati per la città e la percezione che si ha di una città pulita e non congestionata dal traffico.
E' fuori di dubbio che la "metro" (o comunque il trasporto pubblico) sia il fattore chiave: "convincere" un cittadino ad andare a vivere in una zona periferica garantendogli la comoda raggiungibilità dei centri di interesse è certamente più facile.
Ciò dona dignità alle periferie e respiro all'intera città permettendo pianificazioni urbanistiche eccellenti e funzionali.

Anche qui, poi, ho toccato con mano l'anima "bigotta" della Spagna scoprendo che, una volta all'anno e proprio nei giorni del mio viaggetto, migliaia di fedeli si mettono in coda per baciare la mano della statua della Vergine (alcuni dormendo in piazza dalla sera prima per esser i primi, al mattino, di una coda chilometrica) perfettamente coniugata e rispettata da un governo laico e di sinistra marchiato Zapatero: e non pare vi siano strascichi, ingerenze esterne o particolari ed accentuate animosità nei confronti pubblici e televisi come da noi.

Sono rimasto anche qui positivamente impressionato dalla dialettica e dalla coesistenza di diverse sensibilità. Maturità.

E pensare che lo stereotipo nella mia mente della Spagna era un paese povero, schiavo del post franchismo, bigotto e arretrato rispetto alle locomotive d'Europa politicamente, culturalmente ed
economicamente: uno stereotipo distrutto dall'evidenza dei fatti.

L'unica considerazione che posso fare, ragionando per differenza, è che, probabilmente a causa di un minor tasso di corruzione, gli spagnoli sono stati in grado di sfruttare meglio il "volano euro" e i finanziamenti della fase "Obiettivo 1" di quanto abbiamo fatto noi italiani.

Il risultato, agli occhi di un comune mortale come me, è che la Spagna appare un paese in grado di affrontare la sfida della modernizzazione, che siano stati in grado di "svoltare", di migliorare e di garantire una visione di futuro per i propri figli nonostante le forti pressioni localiste, terroristiche e separatiste interne (tutt'altro che trascurabili e persino violente).

Tralascio volutamente gli altri aspetti tipici, sportivi, enogastronomici e di costume riscontrati...
Lo faccio per salvaguardare la mia salute.
Se mi impelagassi in racconti di tauromachie, di passioni calcisitche, di idiomi e inflessioni, di giudizi estetici e compagnia cantante rischierei un drastico aumento del tasso di "nostalgia" e violerei la terapia per guarire dalla mia ineluttabile malattia: l'esterofilia (so già che la mia "morte" sarà il viaggio in Scandinavia).

Questo blog meriterebbe un maggior spazio per ciascun viaggio fatto fin'ora: dovrei parlare di USA, Parigi, Londra, Praga, Svizzera, Caraibi, Irlanda, Croazia e via dicendo...ma mi manca il tempo...ma prima o poi...RIPARTIRO'!

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