giovedì 9 ottobre 2008

Lodo Alfano? No grazie

Da Sabato 11 Ottobre in tutta Italia inizia la raccolta firme per indire il referendum abrogativo del cosiddetto “Lodo Alfano” (legge 184 del 22 luglio 2008) che stupra la Carta Costituzionale aggirando di fatto l’art. 138 della Costituzione. L'articolo in questione recita quanto segue:

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali [...]


Il Lodo Alfano in questione, infatti, introducendo una "sospensione dei processi penali a carico delle alte cariche dello Stato" contraddice l’Art.3 della Costituzione stessa rendendo alcuni cittadini non “eguali davanti alla legge” per via della propria “condizione personale e sociale”, ma non solo. La modifica, già discutibile sul merito, lo è soprattutto nel metodo visto che il Governo modifica la Costituzione attraverso lo strumento della legge ordinaria dello Stato approvando un disegno di legge in soli 25 giorni, contravvenendo di fatto a quanto previsto dall'art.138 che recita:

Art. 138.

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

I dubbi sull’incostituzionalità della legge sono già stati, inevitabilmente, sollevati (in particolare nel processo Mills che vede coinvolto il Presidente del Consiglio in carica) ed è probabile, anzi auspicabile, nel mio personale giudizio, che la Corte Costituzionale si pronunci cassando di fatto la norma.

Ritengo comunque che non si possa rimanere inermi e passivi aspettando questo o quel salvatore di turno; qui il gioco si fa davvero sporco e di lodi in cantiere ce ne sono già altri per estendere i privilegi anche ai ministri e chissà a chi altri.

Chiedendo in giro, poi, cosa sa la gente e quanto ritiene pericolosa una norma che di fatto rende 4 nostri connazionali diversi da noialtri dinanzi alla legge, non si può non accorgersi di come l’informazione sul tema è colpevolmente e dolosamente incompleta.


Poiché il nostro ordinamento giuridico mi mette nelle condizioni di poter chiedere legittimamente (insieme ad almeno altre 499.999 persone) che si indica un referendum abrogativo, strumento di esercizio della sovranità popolare, e poiché questa rimane l’unica strada democratica percorribile, grazie soprattutto ai nostri amati rappresentanti di minoranza in parlamento che barattano un “lodo” in cambio di un “blocca processi” come se si trattasse di merci al mercato, è davvero l’ora di attivarsi, almeno per quanto mi riguarda.


Sposo, quindi, in pieno la campagna lanciata da Antonio Di Pietro e condivisa ufficialmente da Ferrero e Rifondazione Comunista , da Parisi (a titolo personale), da Sinistra Democratica, dal Partito dei Comunisti Italiani, da Segni e da altri illustri costituzionalisti, storici e intellettuali.

E sarò in piazza in prima persona, accanto ai miei amici , prima che soci, della neonata associazione “Rinascita Civile” (di cui parlerò più dettagliatamente in seguito), con un piccolo banchetto prima, e con altre iniziative che abbiamo in cantiere poi, per cercare di portare alla gente un minimo di informazione sul tema, per mettere nelle condizioni “chi vuol ascoltare” di decidere liberamente se firmare o meno.

E’ una cosa in cui credo fermamente, e, fortunatamente, non sono solo.

Poco mi interessano gli equilibri politici, i patrocini delle campagne, i calcoli sui posizionamenti negli schieramenti, le correnti interne ai partiti:

la nostra democrazia è debole come non mai, vacilla sotto i colpi di leggi “ad personam”, di tentativi di delegittimazione del potere di controllo tra organi istituzionali, di questo o quel silenzio sui conflitti di interessi (vero scandalo nazionale, che abbraccia e stringe in una morsa letale la partecipazione democratica a tutti i livelli, condizionando l'operato dei nostri rappresentanti, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al Funzionario Comunale senza soluzione di continuità).


Il vero dramma è che nel nostro paese si fa fatica a portare la “questione morale” (Berlinguer si rivolterà nella tomba) all’ordine del giorno, si fa fatica persino a parlare di lotta alla criminalità, di lotta all’evasione, di corruzione diffusa, di nuove tangenti, di controllo del territorio, come se vivessimo in un paese in cui questi non sono problemi reali.

Ci contorciamo in sterili discussioni su ciò che “percepisce” la gente trascurando il fatto che la percezione è manipolabile e manipolata.

Il marcio è in mezzo a noi, come fare a non accorgersene?


E pensare che sempre la Carta Costituzionale ci dovrebbe venire in aiuto, se solo ci si ricordasse una volta su dieci che esiste un richiamo forte al rigore morale

Art. 54.

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Disciplina ed onore...ma quando mai, oserei dire.

Ma non è l'antipolitica la risposta giusta, non è la critica distruttiva a poter migliorare lo stato delle cose.

Alzarsi la mattina e constatare giorno dopo giorno che vivo in un paese nel quale la dignità e il senso civico valgono meno di un gratta e vinci non può costituire l’alibi che giustifichi il mio immobilismo agli occhi di mia figlia, a cui spero di consegnare un mondo migliore di quello in cui io vivo oggi.

Non voglio trovarmi nella spiacevole situazione di rimpiangere di non aver tentato il tentabile. Non mobilitarsi oggi e muovere democraticamente contro un modo di concepire l’agire politico che mina le basi del diritto e limita la sovranità popolare è, per me, “favoreggiamento”.

Un mandato elettorale non è una delega in bianco. Il nostro ordinamento si basa essenzialmente sulla separazione e conseguentemente sul controllo reciproco dei poteri, non sulla predominanza del potere esecutivo sugli altri.

Oggi me la sento, oggi ho una forte motivazione, l'energia per provare a costruire al di là del demolire e demonizzare. Domani non lo so, potrebbe essere troppo tardi e sul fiume delle nostre chiacchiere potrebbe esser già crollato il ponte della partecipazione democratica demolito dalla guerra del profitto e dell'impunità.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Post da stampare e distribuire nelle scuole, nei bar, nelle parrocchie, nelle scuole di ballo, nelle edicole, nelle sezioni del PD; da affiggere sui muri un pò ovunque tipo "Difendiamo la democrazia: chiamata all'esercizio dei diritti civili e politici".
Il vero Presidente sei tu!!
L'Usurpatore
(The new President)