sabato 20 novembre 2010

Fine e mezzo


Mi capita spesso di attorcigliarmi mentalmente e fisicamente su questioni di principio.
Limite, vizio o virtù? Non sta a me dirlo.
Di certo c'è che ho imparato a dire sempre quello che penso liberamente, senza sudditanza psicologica o timore di esser denigrato, deriso o isolato per le mie idee.
Step più duro ma su cui sto lavorando è far seguire alle idee le azioni ma non è questo il punto di questa disamina.
Il più duro dei miti da sfatare, quello contro cui più sovente cozzo è senza dubbio "il fine giustifica i mezzi". E' un'affermazione che aborro convinto come sono che se pur il fine sia quanto mai nobile e prestigioso conti molto più il mezzo attraverso cui lo si conquista.
E questo perchè sono fermamente convinto che raggiungere un traguardo attraverso percorsi discutibili o con mezzi non immuni da critiche e perfettibili porti, nella migliore delle ipotesi ad un'effimera vittoria.
Se non si combatte la battaglia con coerenza (nei fatti oltre che nelle parole) e con armi lecite e indiscutibili, nell'ipotesi più ottimistica si raggiungerà un vittoria che ci porterà in un punto di equilibrio instabile.

Uno stato di instabilità per il quale le ferite occorse (curate, cicatrizzate o meno) durante la battaglia costituiranno certamente elementi destabilizzanti, granelli di sabbia tra gli ingranaggi della macchina in questo stato di equilibrio in grado di incepparla nuovamente e farla ripiombare in un nuovo stato di squilibrio persino peggiore dello stato di partenza.
E' per questo che son sempre più convinto che il mezzo conti e che conti forse più del fine stesso.
Altro che.

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