martedì 23 novembre 2010

Memorie a trent'anni dal terremoto

Ogni evento storico, catastrofico, rivoluzionario, importante si ricorda solo se vissuto con i propri occhi. O meglio, ci si ricorda in maniera più o meno dettagliata di quello che si stava facendo in quegli attimi. E così per me, ad esempio, l'11 Settembre è legato ad un pomeriggio di studi sul divano di casa andato in malora, ipnotizzato com'ero dinanzi a Rainews24 e la sua diretta.
Ma avevo già 25 anni e il ricordo è sicuramente più vivo e lucido in me.

Diversa è la questione del terremoto dell'80.
Avevo appena 4 anni e anche a sforzarmi mi tornano in mente soltanto flash, episodi e situazioni, battute e sensazioni di cui non ho la certezza e la contezza piena.

Era sera...non avevamo ancora iniziato a cenare.
Abitavo in fitto in via Cappelluti e quella sera c'erano a casa i miei cari nonni materni (sigh!).

Ero nella mia cameretta con mia sorella ad ascoltare per la diecimilionesima volta il disco di "Bianca e Bernie" con il mitico mangiadischi rosso.
Eravamo seduti per terra, ne sono quasi certo, con mia sorella che seguiva con il ditino sul libretto la narrazione proveniente dal quell'aggeggio fantastico.

I miei erano in cucina che chiacchieravano spensieratamente.

D'un tratto trema tutto, io mollo tutto e corro in cucina urlando impaurito.

Ci abbracciammo tutti.
Fu la prima reazione istintiva. Una famiglia abbracciata per proteggersi.
La luce andava e veniva e poi sparì lasciandoci al buio più assoluto.
Io continuavo a chiedere ossessivamente cosa fosse quel rumore, quel boato.
Mio nonno mi diceva che proveniva dalla strada: "sono dei grossi camion che passan di qui sotto", mi diceva. Io immaginavo file di carri armati o camion giganteschi ma non potevo vederli.
Poi la corsa nelle scale. Ricordo vicini di casa in lacrime, urla impaurite sui pianerottoli, scale fatte a quattro a quattro in braccio a mio padre. Tanta paura.
Poi la notte in strada e la sensazione amara di non aver ben compreso la portata della catastrofe.
Questo è quello che la mia mente ricorda...in realtà pochi dettagli si sono aggiunti in seguito forse perchè abbiamo sempre voluto rimuovere quella triste esperienza non parlandone più.
Di lì è infatti cominciato un peregrinare infinito e una condizione di instabilità che forse ha portato i suoi frutti a tanti anni di distanza.
Evacuati, ospitati 6 mesi in albergo (mitico Hotel De Nicola).
Poi in fitto per la disperazione e la stanchezza di vivere una vita da sfollati.
Poi nei prefabbricati per due anni: l'asma bronchiale per l'allergia alle graminacee, i disagi della periferia, i sacrifici per comprar casa stanchi di aspettare una casa popolare vivendo in 40 mq di lamiera...

Ho subito e vissuto sulla mia pelle quel dramma sviluppando, ad esempio, una ipersensibilità alle scosse di terremoto: se la notte, anche a distanza di anni, c'era una scossa del 4°-5° grado della scala Mercalli io sobbalzavo dal letto, il cuore in petto mi batteva a mille e la mattina ero sempre il primo a raccontare del terremoto avvertito.
Fino ai nostri giorni: ancora oggi, in fondo, ho il terrore per gli eventi sismici.
Son passati 30 anni e sicuramente senza quel terremoto la mia vita oggi non sarebbe la stessa.
Un pensiero particolare va a chi non c'è più, ma soprattutto a chi è rimasto e piange uomini, cose, case distrutte e vite spezzate.
Abbraccio tutti virtualmente, un pò come facemmo noi quella sera nella cucina di via Cappelluti.


Nessun commento: